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Il regime berlusconiano? Tv più a sinistra che mai: ecco la nuova stagione Rai

La stagione Rai alle porte si preannuncia ancor più anti Cav degli anni passati. A Santoro e Floris s’aggiunge la Busi, con un programma suo in prima serata. Da Sky a La7 anche i network privati sono contro il governo

Il regime berlusconiano? 
Tv più a sinistra che mai: 
ecco la nuova stagione Rai

Roma - Michele Santoro che, invece di «pre-pensionarsi» con il dorato impegno delle docufiction, torna con il suo «Annozero» più agguerrito che mai. Enrico Mentana che, liberatosi dal giogo Mediaset, si lancia nella Tv più radical-chic del pianeta Italia, porta in poche settimane il notiziario dal 3 al 7 per cento e grazie all’asse con Gad Lerner dà vita al tanto agognato terzo polo. E poi, Maria Luisa Busi, la new entry nell’elenco degli «epurati» Rai, che smessi i panni da anchorwoman del Tg1 si appresta a varare il suo «Articolo 3» (da ottobre in prima serata sul terzo canale), un misto tra «Report» e «Mi manda Raitre», insomma i diritti negati della gente comune. Da non dimenticare gli altri capisaldi del palinsesto della rete guidata dal reintegrato Paolo Ruffini: «Ballarò» che ritroveremo al suo posto al martedì. E le altre due trasmissioni che in quanto ad efficacia restano imbattibili: «Presa diretta» di Riccardo Iacona e il già citato «Report» di Milena Gabanelli.

Un elenco di trasmissioni di approfondimento che già normalmente fanno venire l’orticaria a qualsiasi elettore di Berlusconi e ingrossare la giugulare al premier stesso. Ma che è destinato a far irritare ancora di più il pubblico televisivo che si richiama al centrodestra. Perché quella che si appresta a cominciare sarà una stagione televisiva politica ancor più (se possibile) infiammata delle precedenti. Dopo la rottura tra Fini e Berlusconi e dopo l’estate di fuoco che è divampata sui giornali, i vari guru cui si richiama il popolo di sinistra stanno già caricando i fucili a pallettoni. E, a dispetto di chi teme una dittatura berlusconiana, la loro voce (diritto sacrosanto in democrazia) resta fortissima.

Soprattutto perché gli uomini che sono espressione della maggioranza governativa non sono riusciti nel compito che si erano proposti: arginare la forza dei campioni di sinistra che in Rai non solo difendono trincee ma dettano condizioni, forti delle sentenze della magistratura.

Prendiamo il caso Santoro. Come volete che torni in onda il giornalista più capopopolo che ci sia, dopo che i suoi fan l’hanno sbertucciato per aver provato ad abbandonate la lotta? Più agguerrito che mai, ovviamente. Per dimostrare che lui non si era assolutamente «venduto», che l’idea di produrre docufiction sarebbe stata solo un modo per mettere fine alle continue pressioni dei vertici. Difatti, non appena tornato dalle ferie, Michele ha messo le cose in chiaro. E in un comunicato alle agenzie ha risposto al direttore generale Mauro Masi che gli chiedeva di apportare modifiche al suo programma (in sostanza più pacatezza) che ciò è «impossibile». E ha aggiunto con tono perentorio che «ulteriori rinvii o ritardi comprometterebbero la messa in onda» ricordando che «l’ostruzionismo verso “Annozero” dimostrerebbe che in Rai perdurano le pressioni politiche già venute alla luce con l’inchiesta di Trani» (cioè le intercettazioni secondo cui il premier chiederebbe di fermarlo). Insomma Masi, nonostante abbia passato l’estate ad assicurare che sarebbe riuscito a convincere Santoro a sottoscrivere l’accordo (che si era già trovato con il giornalista) per lasciare volontariamente l’azienda, si vedrà in onda il 23 settembre la trasmissione, ancora di giovedì, ancora su Raidue, ancor più agguerrita.

Non che la Rai lasci campo libero: giornalisti che sono vicini al pensiero della maggioranza ce ne sono tanti, a partire dal direttore del Tg1. Il fatto è che, oltre a «Porta a porta» di Bruno Vespa e al piccolo spazio di Gianluigi Paragone in seconda serata su Raidue, non si è ancora trovato un campione del centrodestra in grado di realizzare programmi di approfondimento politico che siano forti, di grande professionalità e richiamo di pubblico come quello di Santoro.
Passiamo a La7. La tv di Telecom, da sempre rifugio dell’intellighenzia di sinistra, si è accaparrata il fuoriclasse a spasso: Mentana. Lui replicherà che fa solo il mestiere di giornalista, ma le sue simpatie politiche sono note e sono state tollerate a Mediaset per anni in cambio di un Tg autorevole e di rendita di ascolti.

Lui, insieme a Gad Lerner, la figliol prodiga Daria Bignardi, più Lilli Gruber (a «Otto e mezzo») sono pronti a dar vita a quel terzo polo che si è invocato per decenni. Che ora si dovrà chiamare quarto polo, visto che nel frattempo il posto del terzo è stato occupato da Sky, una tv che appartiene allo «squalo» Murdoch che però in Italia è diventata un mito della sinistra.

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