Ai primi di luglio il Tar del Piemonte potrebbe invalidare le elezioni regionali: si pronuncerà sui ricorsi contro tre liste minori collegate al candidato vincente, il leghista Roberto Cota. Mercedes Bresso, ex presidente sconfitto, sbandiera da giorni la certezza che Cota sarà spodestato. «Sarebbe un vero e proprio colpo di Stato», ribatte il nuovo governatore, fiducioso che i giudici amministrativi respingeranno i ricorsi.
Presidente Cota, l’offensiva mediatica della Bresso la sta facendo innervosire?
«Per nulla, sono tranquillissimo, anche perché la Bresso si agita da mesi senza frutto. Ha cominciato a protestare la notte dello spoglio».
Chiese di ricontare i voti.
«Esatto. Fin da subito ha dimostrato di non voler accettare il responso democratico delle urne in un contesto difficile come il Piemonte. Disse che una nostra vittoria sarebbe stata impossibile, poi mandò a dire che i piemontesi avrebbero pagato cara la ribellione. Che li ricontassero, io non mi ero opposto».
Invece il riconteggio non c’è stato.
«Improvvisamente nessuno ha più parlato di verificare le schede, mentre hanno cominciato a cercare tutti i cavilli possibili e immaginabili per ribaltare il voto democraticamente espresso».
E sono stati presentati i ricorsi contro le liste.
«Sono arrivati il 7 maggio, mentre la legge che ha convertito il decreto salva-liste dava tempo fino al 2. E soprattutto, stabiliva il principio dell’impugnabilità immediata».
Che cosa significa?
«Vuol dire che i ricorsi non sono stati presentati contro il risultato del voto, ma contestano presunte irregolarità nella presentazione di alcune candidature in liste a me collegate. Per capirci, parliamo di nomi che hanno raccolto 2 voti di preferenza, non di migliaia di suffragi. Roba da film, nulla di cui preoccuparmi. Anche perché le liste sono state approvate dal Tribunale. E poi mi chiedo: perché tutte queste gravissime irregolarità non sono state denunciate immediatamente, come è stato fatto in Lombardia e nel Lazio contro altre liste del Pdl?».
Avrebbe preferito finire nel tritacarne come Formigoni e la Polverini?
«Io stesso ho presentato nove ricorsi contro le liste patacca e li ho vinti tutti. Se qualcosa non va bene, il Tribunale trova il vizio ed esclude la lista, chi è penalizzato fa ricorso al Tar, il tutto prima delle elezioni, non dopo: questo dice la legge. Troppo comodo ricorrere al Tar, accampando cavilli sulle candidature, soltanto dopo la vittoria dell’altro schieramento. Invece il voto popolare non si tocca, è un principio stabilito dalla Costituzione che consegna la sovranità al popolo. Un principio confermato anche dalla legge in vigore».
Insomma, secondo lei i ricorsi sono strumentali.
«È evidente, per questo non me ne sono occupato troppo finché non è successo qualcosa».
Che cosa?
«Prima qualcuno ha cominciato a dirmi che dovevo preoccuparmi e stare attento perché dietro ai ricorsi c’era una manovra orchestrata per rifare le elezioni. Poi è montata un’assurda campagna giornalistica contro di me».
Secondo il Corriere della Sera di ieri, il ritorno al voto è «probabile» e il candidato del centrosinistra sarebbe il sindaco di Torino Sergio Chiamparino. Si riferisce a questo articolo?
«A questo e altri. La Bresso dà interviste a raffica in cui con un’incredibile sicumera si dice certa che il Tar annullerà tutto entro luglio. Come se lei avesse parlato con i giudici del Tar o fosse in camera di consiglio con loro».
Che li voglia influenzare?
«Io ho reagito di fronte a tutto ciò. Per questo abbiamo organizzato la grande fiaccolata di lunedì 28 in difesa del voto popolare e della democrazia».
Che cosa succederebbe se il Tar accogliesse i ricorsi?
«Non avverrà. È semplicemente pazzesco anche soltanto ipotizzare una cosa del genere, sarebbe un vero e proprio colpo di Stato. Mi sento in dovere di difendere il voto chiaramente e liberamente espresso dai piemontesi, valido anche quando non scelgono la sinistra».
Teme eventuali nuove elezioni?
«Tutt’altro, in questi due mesi abbiamo lavorato talmente bene che penso di avere un consenso ancora più alto.
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