Rende omaggio all’Italia

«Amo far musica assai più che farla fare agli altri». Così Daniel Barenboim. Ovvero il direttore, pianista e saggista. L’intellettuale impegnato nel sociale. Tutti lo vogliono. Stéphane Lissner è riuscito ad assicurarne per qualche tempo la bacchetta al Piermarini e il nuovo responsabile musicale di Salisburgo (con Jürgen Flimm), Markus Hinterhäuser, è riuscito ad averlo in residence durante il prossimo Festival estivo assieme alla sua West-Eastern Divan Orchestra, l’orchestra dei ragazzi «nemici» che imparano la pace facendo musica gomito a gomito davanti lo stesso leggio.
Ma Barenboim, nato a Buenos Aires, naturalizzato israeliano e enfant prodige del pianoforte, è appunto in prima battuta un pianista. Uno che la musica la vuole vivere in prima persona. Eccolo accontentato. Il recital pianistico scaligero di oggi lo rende felice.

E lui contraccambia con un Omaggio all’Italia. Il Liszt di tre sonetti di Petrarca, della predica agli uccelli di San Francesco e della fantasia su Dante. Il Verdi delle funamboliche parafrasi da Trovatore, Aida e Rigoletto.

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