Il retroscena Il premier tentato: «Ci faremo la campagna elettorale»

Roma Il testo definitivo ancora non c’è. Perché la bozza di circa 15 articoli, già più volte ritoccati e rivisti dal ministro Alfano, è ancora in fase di lavorazione. La formulazione definitiva, però, dovrebbe essere pronta per l’inizio della prossima settimana, con un ddl che ha l’obiettivo di riformare la giustizia ma anche di essere il più inclusivo possibile. Sul punto Berlusconi è stato chiaro e il Guardasigilli ben felice di provare a coinvolgere le opposizioni. Per questo si è lavorato molto sulla scorta non solo della Bicamerale presieduta anni fa da D’Alema ma pure tenendo in considerazione la bozza già discussa con il Fli prima della definitiva rottura tra Fini e il Cavaliere. Ed è proprio in quest’ottica che rientra l’attenzione con cui il premier ha tenuto da conto i rilievi di Napolitano. Soprattutto quando mercoledì pomeriggio il capo dello Stato ha fatto presente ad Alfano che le future leggi attuative della riforma non devono essere il veicolo per far passare provvedimenti poco chiari. Cioè ad personam. Ma sul punto Berlusconi è categorico perché, spiega ai suoi, questa «deve essere una riforma inattaccabile». Quindi apertura al confronto, disponibilità alle modifiche e, soprattutto, nessun provvedimento che potrebbe essere interpretato come ad personam minando la credibilità dell’intero pacchetto.
Già, perché il Cavaliere è deciso a cambiare passo. Consapevole anche del fatto che da aprile (il 6 con il via al processo Ruby e l’11 con la ripresa di Mills) si ricomincerà a ballare. È necessario, dunque, rilanciare l’agenda dell’esecutivo (il prossimo punto sarà la riforma fiscale), anche per evitare che l’attenzione mediatica sia tutta concentrata sulle vicende giudiziarie. Con una riforma che peraltro mette in grande agitazione una magistratura che si annuncia sul piede di guerra. Ecco perché Berlusconi è deciso a non mollare la presa, perché quale migliore palcoscenico per rilanciare una riforma di cui si parla dal 1994, che non le aule giudiziarie dove il premier ha fatto sapere di volersi presentare? Così, l’intenzione è quella di arrivare al primo via libera di Camera e Senato già prima dell’estate. E nonostante Alfano collochi pubblicamente l’approvazione definitiva per fine legislatura (2013) la tentazione del premier sarebbe quella di portare a casa la seconda lettura entro fine 2011. E siccome i voti dell’opposizione non arriveranno a prescindere da qualunque sia il testo finale - perché è chiaro che sulla giustizia siamo ormai a una vera e propria guerra santa - il passo successivo sarà il referendum confermativo. Consultazione, confidava ieri il Cavaliere ad una ministra, che se arrivasse nel 2012 aprirebbe di fatto la campagna elettorale. Con tanto di possibile voto anticipato e con l’opzione per Berlusconi di giocare la partita delle elezioni politiche su un tema tanto caldo come quello della riforma della giustizia. A quel punto, se il referendum passasse Berlusconi avrebbe dalla sua quello che si avvicinerebbe molto a un giudizio popolare sulle sue quasi ventennali vicissitudini con le procure.
Si vedrà. Per il momento, la buona notizia per il Cavaliere è che i numeri della maggioranza continuano ad allargarsi con il premier che in privato si spinge a ipotizzare alla Camera ben 330 voti dalla sua parte. Che dovrebbero palesarsi tutti quando Montecitorio sarà chiamato ad esprimersi sul conflitto di attribuzione.

Accelerazione in vista, invece, per il rimpasto visto che Berlusconi in privato assicura che «entro mercoledì» salirà al Quirinale con Saverio Romano. Per lui il ministero dell’Agricoltura con Giancarlo Galan dirottato alla Cultura al posto dell’uscente Sandro Bondi. Per tutti gli altri, invece, ci sarà da aspettare ancora.

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