Retroscena Quel tour de force e «l’effetto Silvio»

RomaIn Abruzzo Berlusconi tornerà presto. Già venerdì prossimo, se la Corte d’appello non posticiperà la data delle elezioni regionali, o più avanti nel caso in cui il voto slitti a causa del ricorso di una lista civica. Il premier, infatti, è deciso a chiudere personalmente la campagna elettorale con un comizio a Pescara, così da tirare la volata al candidato governatore del Pdl Chiodi. Un segnale anche in vista della prossima tornata elettorale di primavera, quando si voterà sia per un corposo turno amministrativo che per il rinnovo dell’Europarlamento. Una partita che il Cavaliere è intenzionato a giocare in prima persona.
In attesa della disfida del 2009 - quando si misurerà anche il gradimento verso il governo - Berlusconi scende dunque in campo per le regionali abruzzesi. Che, non ne ha fa mistero, considera «un test nazionale». Lo si capisce dall’attenzione con cui sta seguendo l’appuntamento, tra la due giorni di questo fine settimana e la chiusa di Pescara. Ben tre date, che in un’agenda fitta come è stata e sarà quella del premier non sono poco. Il Cavaliere, infatti, esce da un filotto che l’ha visto girare da una parte a l’altra del mondo come una trottola. Londra, due volte Parigi, Berlino, la tre giorni a Washington per il Columbus day, la quattro giorni a Pechino per il vertice Asem, la Libia, Mosca, Smirne e ancora Washington per il G20. E in mezzo le solite puntate a Napoli, il bilaterale con la Merkel a Trieste e diversi consigli europei a Bruxelles, dove tornerà l’11 e 12 dicembre. Il tour de force, infatti, continuerà anche nei prossimi mesi con Tirana, ancora Napoli, forse Atene e Algeri, una due giorni a Parigi i primi di gennaio e il Brasile a febbraio. Nonostante gli impegni internazionali, però, Berlusconi non ha alcuna intenzione di trascurare la politica interna, al punto da voler giocare anche la partita abruzzese in prima persona.
D’altra parte, fu Bossi a dire che la sconfitta alle provinciali di Trento (dove peraltro il centrodestra non ha mai vinto) era dovuta al fatto che il Cavaliere non ci aveva «messo la faccia». Il contrario dell’Abruzzo e, certamente, della tornata elettorale del 2009, quando con le europee si misureranno anche gli equilibri interni al Pdl. Con An che rischia di vedere dimezzati i suoi eurodeputati al Nord, stretta com’è dall’avanzata leghista da una parte e dalla capacità attrattiva del Berlusconi-candidato dall’altra. Non tanto perché il Cavaliere si presenterà in tutte le circoscrizioni, quanto perché An dovrà rinunciare - causa ragioni d’opportunità istituzionale - a schierare il presidente della Camera Fini. E se, come sembra, la legge elettorale europea resterà quella attuale (con le preferenze), non è escluso che il premier possa chiedere ai suoi ministri di candidarsi. Eventualità che ha messo in allarme chi teme la conta e che invece alletta chi può contare su un corposo pacchetto di voti.

Sul punto, comunque, Berlusconi non ha ancora deciso. Lo farà solo nei prossimi mesi, preoccupandosi non tanto degli equilibri interni al Pdl quanto di riuscire nell’impresa di avere il gruppo parlamentare più consistente all’interno del Ppe.

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