RomaMister Ferrari scalda i motori, o almeno così assicurano i ben informati. E porta via con sé un bel pezzo di «nuovo Pd» orfano di Veltroni.
Dopo aver a lungo sfogliato la margherita, scendo o non scendo in campo, Luca di Montezemolo avrebbe finalmente deciso di preparare il terreno per il proprio (eventuale) debutto politico, cominciando dal primo abbozzo di una rete sul territorio. Per sfondare in quel campo, si sa, contano certo lo charme, la telegenicità e la popolarità mediatica. Ma senza una squadra alle spalle che sappia anche sporcarsi le mani con la politica quotidiana e con il difficile mestiere della raccolta del consenso non si può sperare di avere peso contrattuale allaffollatissimo tavolo degli aspiranti leader post o anti Berlusconi, tanto meno al fianco di vecchi e scaltri lupi di mare come Casini o DAlema, Rutelli o Fini.
La squadra è quel che a Montezemolo manca, e a quanto pare il patron della Ferrari ha deciso di por mano alla questione. Come? Saccheggiando quel che resta del Pd veltroniano, e offrendo una via di fuga ai tanti delusi che, chiusa la breve stagione del loft e del partito «a vocazione maggioritaria», non si riconosce più per nulla in quello a gestione Bersani-DAlema. Già: lunico serbatoio immediatamente disponibile cui attingere, per dare qualche nerbo al finora assai evanescente progetto Montezemolo, si è rivelato quello del Pd. Ieri la Repubblica anticipava lo «sbarco nelle Regioni» della fondazione montezemoliana Italia Futura, e forniva anche un elenco di coloro che sarebbero pronti a lavorare con lui in politica: la cosa che balza subito agli occhi, scorrendolo, è la quantità di veltroniani - simpatizzanti o militanti - scippati a Walter.
Qualche esempio? Si comincia da Andrea Mondello, potentissimo ex presidente della Camera di Commercio di Roma: gran navigatore, sempre in ottimi rapporti con tutti i poteri capitolini, ma legato per anni da un fortissimo feeling con lallora sindaco della Capitale (e con Goffredo Bettini). Si continua con Maria Paola Merloni, figlia del patron dellIndesit e deputata del Pd, oggi in crisi di identità politica: fu candidata da Francesco Rutelli ma non lo seguì nellApi, è tra i firmatari del manifesto di critica a Bersani promosso da Veltroni ma nel Pd confida di sentirsi «sempre più a disagio». Poi cè Irene Tinagli, giovane ricercatrice in università straniere che Walter indicò come simbolo dei «cervelli in fuga» da recuperare alla politica italiana, e che nominò nella direzione del suo Pd; ma che presto si ritrasse delusa lamentando di essere sottoutilizzata. Cè il giovane economista della London School Marco Simoni, che fece parte del comitato promotore del comitato per Veltroni sindaco; e cè Alberto Stancanelli, brillante amministrativista e grand commis che Walter scelse al Personale in Campidoglio. Cè il produttore cinematografico Riccardo Tozzi (Cattleya) che fu un grande sponsor del festival del Cinema di Roma voluto dallallora sindaco. E tra coloro che Montezemolo sta assiduamente corteggiando per farsi dare una mano cè anche lo storico Andrea Riccardi, capo della comunità di SantEgidio.
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