Ribaltone completo: Follini nell’Ulivo

L’ex leader dell’Udc s’iscrive al gruppo del Senato. Dopo lo strappo con il Polo, il suo nuovo movimento «Italia di mezzo» ha raccolto appena otto consiglieri regionali

da Milano

Aveva respinto i corteggiamenti con un no grazie non fa per me. E invece, Marco Follini il leader dell’Italia di mezzo, nel giro di poche settimane non solo ha aderito al Partito democratico, ma è passato ufficialmente anche al gruppo dell’Ulivo.
Diceva nell’aprile 2005: «Alla peggio andrò a casa. A sinistra no». Rincarava nel marzo 2006: «Nessuno mi ha mai offerto di passare al centrosinistra perché tutti sapevano che non sarei passato». Pochi giorni dopo assicurava: «Sia chiaro, non farò da stampella a un governo che dovesse zoppicare». E invece, quando il 28 febbraio scorso il governo più che zoppicare ha rischiato il baratro, lui, Marco Follini, più che far da stampella ha teso la rete di salvataggio. Da lì in poi è stato un neppure troppo cauto voltafaccia. Nel maggio scorso l’ex segretario dell’Udc ha scoperto le carte: «Aderisco al Partito democratico e non temo l’accusa di tradimento, perché sarà una Dc che guarda a sinistra». E da questa settimana è l’ottantanovesimo senatore del gruppo guidato da Anna Finocchiaro.
Il dado è tratto dunque, ma nel varco del Rubicone manca l’esercito. Creeranno pure scompiglio, la verità però è che sono in nove, gli esponenti «di peso» dell’Idm. Uno è Marco Follini, gli altri sono dicesi otto consiglieri regionali sparsi sulle dita di una mano: due in Liguria, due in Abruzzo, uno in Lazio, uno in Campania, due in Basilicata. «Ora siamo pochini, ma l’area centrista non è qui e ora, ma poi: è nel 2008 che si gioca la sfida al rafforzamento» avvertiva prima delle amministrative Stefano Graziano il coordinatore organizzativo nazionale. Pena l’estinzione, viste le percentuali da prefisso telefonico.
È un gioco di confine, quello dell’Idm, e non è mai chiaro il confine fra progetto politico e tornaconto dei singoli «progettisti». E così, adesso che il capo la battaglia per «un altro bipolarismo è possibile» la combatterà in casa Pd, fra le sue truppe si rischia il rompete le righe. Se in Liguria Idm è da tempo schierata con l’Ulivo, in Lazio dicono amici e nemici che Simone Gargano sia approdato all’Idm per le stesse ragioni per cui prima era approdato all’Udeur e poi all’Idv: «Perché Simone è uno ambizioso ed è uno che non litiga, semplicemente gira i tacchi». In Abruzzo avrà serie difficoltà il capogruppo Giorgio De Matteis, che ha continuato a fare opposizione al centrosinistra, mai un’esitazione e che importa se è il capo della segreteria politica di Follini a Roma. E se in Basilicata Antonio Di Sanza, ex Fi ed ex Autonomisti di Lombardo, e Antonio Flovilla, ex Udc, avranno una carta in più da giocarsi nel tentativo, finora fallito, di recuperare posti in maggioranza, le previsioni sono impossibili fra Campania, Calabria e Sicilia, dove Idm oscilla con nonchalance fra Unione e Cdl.

Ovunque però, amici e nemici vecchi e nuovi segnalano che «l’operazione è di palazzo, Idm non esiste sul territorio». E non si può nemmeno dire che il passaggio aiuti, visto che ancora neppure il Partito democratico esiste.

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