Medicina

La ricerca apre nuove strade per contrastare l’ipertensione

Gianni Mozzo

L’ipertensione è la condizione patologica più studiata. Si stima che ne soffrano, nel mondo, un miliardo di persone e si può affermare con certezza che le complicazioni dell’ipertensione (infarto, ictus, scompenso cardiaco) rappresentano oggi la prima causa di morte. Per questo la ricerca non si ferma.
A New York, nei giorni scorsi, sono stati presentati al congresso dell’American Society of Hypertension studi clinici condotti su soggetti ipertesi con un nuovo principio attivo (rasilez) che si è rivelato un efficace inibitore della renina. Risultato: tanto in monoterapia quanto in associazione con un diuretico, questo principio attivo provoca una riduzione duratura e persistente della pressione arteriosa.
Come ha spiegato uno dei ricercatori americani, il professor Jerry Mitchell di Houston, questo risultato è confermato da uno studio in doppio cieco condotto su 2.776 pazienti ipertesi, nei quali l’abbassamento dei valori pressori è stato «consistente» e si è protratto nell’arco delle ventiquattro ore: questo risultato deve essere attribuito all’azione esercitata sul sistema renina-angiotensina e in particolare sul punto di attivazione della renina.
È stato ricordato che l’associazione terapeutica con un diuretico porta ad una «ulteriore diminuzione» della pressione arteriosa: la minima scende addirittura al di sotto dei 90. Molti relatori, inoltre, hanno insistito sulla buona tollerabilità («simile al placebo») del farmaco. È la prima volta che per ridurre la pressione arteriosa si arriva all’interno del sistema renina-angiotensina.
Si prevede che, nell’arco di quest’anno e dei primi mesi del 2007, rasilez (una compressa al giorno) sarà sperimentato su molti altri pazienti. In totale, saranno 8.400. Si è già certi comunque che nei prossimi dieci anni si moltiplicheranno le ricerche (anche in Italia) sul sistema renina-angiotensina. Si aspetta l’approvazione delle autorità Usa (Fda) per la fine di quest’anno.

Subito dopo è previsto anche il «via libera» dell’ente europeo che regola la diffusione dei nuovi farmaci.

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