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La ricetta del presidente Volpi

La ricetta del presidente Volpi

La sua vita professionale si intreccia con quella sportiva. E scorre tra Nigeria, Londra e Recco. Gabriele Volpi, un piccolo impero nella logistica, non ha mai dimenticato, insieme con Gianangelo Perrucci ed Eraldo Pizzo, le sue esperienze giovanili reccheline. Al punto di assumerne la presidenza e farla coincidere con la conquista della seconda stella.
Recco di nuovo a caccia del Grande Slam: già in bacheca la Coppa Italia, un piede nella finale play off, si appresta a disputare la Final Four di Euroleague. Molti si chiedono: Gabriele Volpi quando si sazierà di questi successi? La passione resterà immutata?
«Innanzi tutto non sarò io a stancarmi, al limite gli atleti, l'allenatore ed i dirigenti. Abbiamo un programma che finirà nel 2013 (l'anno del centenario, ndc) ed allora vedremo come riorganizzarsi per il futuro».
La prossima stagione ci saranno solo due stranieri in campionato: chi metterà a disposizione dell'allenatore Porzio, visto che avrà un Kasas ed un Vujasinovic in meno?
«La Pro Recco è una squadra forte, forse anche troppo per il nostro campionato. Ma per vincere quello europeo non si possono fare deroghe. Per la prossima stagione abbiamo già introdotto alcuni correttivi: per esempio Kasas non giocherà in campionato ma solo in Euroleague. Credo che sia una risposta forte per chi ci accusa di essere "ammazza campionato". Vujasinovic ha dato tantissimo alla Pro Recco: ha deciso di tornare a casa per chiudere nel Partizan di Belgrado la sua splendida carriera. Come non accontentarlo? Per quanto riguarda la decisione federale di ridurre gli stranieri, la accettiamo, abbiamo già pronto Jokic che sotituirà Vujasinovic».
Lei ha rilanciato la Pro Recco in modo eccezionale. Non si sente però tentato anche di dare un maggiore impulso al movimento, di pensare ad un rilancio a livello nazionale della pallanuoto? Diciamoci la verità: l'intero movimento si aspetta una mossa da Gabriele Volpi. È dal 1992 che l'Italia non taglia più traguardi importanti.
«Io lavoro in Africa e praticamente la maggior parte del mio tempo la spendo lì. Non ho l'esperienza necessaria, per gestire le cose federali. Ho buoni rapporti personali con i vertici della Fin, spero di incontrarli presto per fare quattro chiacchiere. Se serve il mio supporto ben lieto di darlo. Penso che per me sia già tanto pensare alla Pro Recco e gestirla».
La Lega ha compiuto passi importanti negli ultimi anni. Ma sembra si sia comunque appiattita sulle posizioni della Fin che fa sempre muro. Il presidente Giorgio Alberti ha raggiunto obbiettivi confortanti, ma non può continuare a fare le battaglie da solo. Lei cosa proporrebbe?
«Che ci vorrebbero tanti Giorgio Alberti, con tanta passione, disposti a fare sacrifici a livello personale, a livello finanziario. Nella pallanuoto italiana non c'è ancora, purtroppo, la mentalità di avere “una Lega” come in altri sport. La Lega deve arrivare ad avere un potere contrattuale maggiore, su questo non c'è dubbio».
Londra, Lagos, Recco: dove trova il tempo da dedicare al suo «Recco»?
«Come in tutte le mie società - ho circa 15mila dipendenti - per gestirle scelgo persone di mia fiducia. Il discorso vale anche per la Pro Recco. Io mi chiamo chiaramente fuori dalla gestione giornaliera; io approvo un bilancio e devo accettare le proposte di Porzio, di Trezza, di Pizzo e così via».
Quando avrà la sua casa la Pro Recco?
«È il sogno di tutti noi: Punta Sant'Anna non è in condizioni ottimali. La piscina nuova che dovrebbe essere costruita in un'area di Recco è … ancora in fase di discussione. Fra poco sarà pronta Sori, a Camogli c'è una vasca splendida. Discutiamo con tutti».
Ma cosa manca alla pallanuoto italiana per decollare?
«In una delle ultime partite della regular season mi sono trovato a fine aprile a Savona (Luceto, ndc) per assistere ad una bella partita, ma sotto la pioggia e con un venticello niente male.

Ecco credo che finchè la pallanuoto è questa noi non decolleremo mai. Ma al di là del fattore “vasca” qualcosa, a tutto il movimento, sfugge: eppure credo che la pallanuoto sia uno sport bellissimo, l'ho praticato da giovane e mi è rimasto dentro. Come si può tradire?» .

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