Richieste doppie dell’offerta. E ora anche il «Financial Times» è ottimista

Richieste doppie dell’offerta. E ora anche il «Financial Times» è ottimista

Dal mercato arriva un’iniezione di fiducia per il sistema-Italia. Ieri l’asta dei Bot a un anno ha registrato un buon successo: le richieste per 13,1 miliardi sono state quasi doppie rispetto all’offerta di 7 miliardi e il rendimento è sceso al 3,57 per cento. Il calo si è attestato a oltre 58 punti base rispetto al 4,153% delle aste di settembre, un’apertura di credito sulla possibilità di contenere entro limiti sostenibili le esigenze di rifinanziamento. «È un sintomo che sul mercato obbligazionario le cose stanno andando meglio per l’Italia», ha osservato un operatore, aggiungendo che i rendimenti sono stati anche inferiori a quelli registrati prima dell’asta sul mercato grigio. «Gli aiuti alla Grecia e il coordinamento franco-tedesco che hanno trascinato al rialzo le Borse - aggiunge - dispiegano i loro effetti anche sull’obbligazionario». I titoli, infatti, sono stati acquistati anche da operatori internazionali e non solo da quelli nazionali.
Evidentemente, sta crescendo nei mercati la voglia di scommettere sull’Italia. Un orientamento confermato pure dal Financial Times ha recentemente pubblicato un editoriale di Erik Nielsen, capo economista di Unicredit. «I titoli di Stato italiani sono ingiustamente penalizzati rispetto a quelli della Gran Bretagna», ha evidenziato aggiungendo che il Btp decennali paga rendimenti superiori al 5,1% a fronte dell’1,6% di Londra, nonostante la manovra di Ferragosto consegua a fine periodo una correzione superiore a quella dei conti pubblici britannici. Analogamente, il debito del settore privato italiano è di gran lunga inferiore e, soprattutto, la Bank of England sostiene l’economia producendo inflazione a differenza della Bce. Questo stato di cose non cancella una realtà ancora difficile. «La media annua del rendimento del Bot a 12 mesi è del 2,38%, e quella da luglio a oggi è di 3,12%», ha osservato Matteo Regesta, strategist di Bnp Paribas. Fino allo scorso aprile il titolo a 365 giorni rendeva l’1,98 per cento. A questo bisogna aggiungere lo spread tra il Btp decennale e il Bund tedesco, sostanzialmente fermo a quota 350 punti, un livello non del tutto tranquillizzante. Senza contare che il differenziale di rendimento si attesta sugli stessi livelli anche per i titoli biennali, un andamento alquanto strano considerato che i bond con durate più brevi remunerano meno l’investitore in virtù della scadenza più vicina.
L’impressione generalizzata di operatori e analisti è che il mercato continuerà a essere caratterizzato da queste incongruenze. In fondo, la Bce - pur mantenendo i tassi bassi - ha immesso liquidità consentendo alle banche europee di finanziarsi in maniera più o meno agevolata.

Parte di quella liquidità deve necessariamente confluire verso porti sicuri o verso occasioni di investimenti, come in questi giorni possono essere i Bot a un anno (o come quelli a un mese e mezzo che ieri hanno registrato richieste triple all’offerta di 2,5 miliardi). Un passo in avanti è stato compiuto, ma altri se ne dovranno fare.

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