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Rifiuti, Berlusconi torna alla carica: vado a Napoli a rilanciare il governo

RomaBerlusconi non proferisce quasi parola mentre nella sala del governo di Montecitorio Cicchitto lo relaziona sullo scivolone della maggioranza appena battuta alla Camera sull’articolo 1 della legge comunitaria. L’umore, evidentemente, non è dei migliori perché - è il senso del ragionamento del premier - così si rischia di far saltare il banco per colpa di un pugno di irresponsabili che dovranno spiegarmi «uno a uno» la ragione della loro assenza. Tutto questo, confiderà il Cavaliere in serata, «nonostante il mio impegno». Insomma, ore e ore passate a mediare con Tremonti sulla manovra di risanamento («Ci sono stato sopra tutta la notte») e una giornata intera a chiudere con la Lega sul decreto rifiuti per poi dare l’immagine di una maggioranza che naviga a vista.
Ecco il perché di una delusione mischiata a frustrazione. Perché il premier - dice chi ha avuto occasione di incontrarlo ieri - ce la sta «mettendo tutta». Tanto che a Palazzo Grazioli s’è tenuta una lunga riunione operativa sulla vicenda rifiuti con Nicola Cosentino e i presidenti delle province di Avellino, Salerno e Napoli (non invitato, invece, il governatore della Campania Stefano Caldoro). Con Berlusconi deciso a tornare ad occuparsi in prima persona della faccenda al punto da annunciare a Cosentino di essere pronto a «metterci di nuovo la faccia». «Verrò a Napoli una volta a settimana e sarà da Napoli che partirà il rilancio dell’azione di governo», spiega ai suoi interlocutori. In questo modo - aggiunge - dimostreremo ai napoletani che hanno sbagliato ad affidarsi a De Magistris.
Un entusiasmo che sbatte con le notizie che arrivano dalla Camera dove la maggioranza - che già aveva ballato in mattinata - va sotto su un voto «pesante» come la legge comunitaria. Per «approssimazione», come dice Napoli puntando il dito su chi era alla buvette per un caffè o chi in cortile a fumare. Anche se nelle riunioni serali negli uffici di Cicchitto non si esclude qualche mal di pancia degli scajoliani. E, sarà forse un caso, Iganzio Abrignani non ha dubbi sulle ragioni dello scivolone in aula. «Sapete cosa manca a questo partito?», dice in Transatlantico a più d’un collega. Una sola parola: «O-rga-ni-zza-zio-ne». Che poi è quel che sostiene da tempo Scajola. È possibile, dunque, che sulla maggioranza si stiano scaricando le tensioni in vista del Consiglio nazionale che domani formalizzerà la nomina di Angelino Alfano a segretario politico del partito.

Il Pdl, infatti, era tentato dal riprendere le votazioni già in serata, tanto dal convocare alla Camera un Raffaele Fitto con 39 di febbre e tre tachipirine addosso. Idea poi accantonata perché i numeri non erano evidentemente sicuri. E con un altro scivolone l’opposizione avrebbe chiesto - con buone argomentazioni - l’intervento del Quirinale.

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