Rifondazione, è Giordano il segretario

Roberto Scafuri

da Roma

Emozionato, ma pur sempre sgobbone. Ancora ieri sera Franco Giordano ha filato e rifilato il suo primo saluto da segretario di Rifondazione. Eccessi di perfezionismo e un pizzico d’ansia per una carica di prestigio capitatagli tra capo e collo, all’indomani dell’elezione di Fausto Bertinotti alla presidenza della Camera. «No, non farò nessun discorso, sarà un breve saluto al Comitato politico...», si schermisce Giordano che interpreterà la segreteria votata oggi al Cp nel solco della continuità con la linea bertinottiana del congresso di Venezia.
Eppure la sua candidatura, a parte qualche mal di pancia nella stessa maggioranza bertinottiana (152 componenti sui 260 del Cp), viene accolta anche da un «segnale di apertura» dalla più corposa delle minoranze interne (una settantina di delegati), quella di Claudio Grassi, che ha scelto l’astensione. «Non ci attendiamo un cambio di linea - spiega Grassi -, però auspichiamo che Giordano crei un percorso per una gestione unitaria e plurale, per un “partito di tutti”». Un gruppetto di quest’area, capitanato dalla deputata Marilde Provera, voterà per il «sì». Anche due delle tre correnti trotzkiste, quelle di Salvatore Cannavò e di Gigi Malabarba, si asterranno. Insomma, per paradosso proprio quella che è stata definita una «segreteria debole» - che dovrà gestire la transizione del partito da Bertinotti alla cosiddetta «generazione di Genova» - rischia di partire con una scarna pattuglia di irriducibili contrari: i sette «no» del candidato di bandiera Marco Ferrando.
La grande novità del Cp di Rifondazione sarà la presenza (e il voto) di un presidente della Camera, Bertinotti. Eventualità che nella storia del partito non sarebbe stato facile immaginare. «Chi l’avrebbe mai detto...» è stato anche il pensiero più intimo del segretario uscente all’atto della sua elezione a Montecitorio. Però non si può dire che l’intero progetto politico non sia stato preparato per tempo, tanto che a Venezia Bertinotti dichiarò che sarebbe stata l’ultima sua segreteria e che il futuro sarebbe stato dei giovani. Una scelta diversa da quella di Giordano: procedere subito al «salto generazionale», che avrebbe forse meglio interpretato il nuovo volto che Prc ha saputo darsi. Un volto incarnato soprattutto da Gennaro Migliore, responsabile Esteri del partito, che lunedì alle 10 sarà votato alla Camera come presidente del gruppo al posto di Giordano. Migliore è sicuro che lo «spirito di Genova» informerà la segreteria Giordano. «I tempi non devono mai essere affrettati e nessuno più di Giordano è in grado di raccogliere un ampio consenso. L’importante è valorizzare una certa idea della politica». L’altro possibile candidato «giovane» era il responsabile economico, Paolo Ferrero, papabile come ministro del Welfare e molto prudente con grossi «strappi» rispetto alla storia del partito. L’accelerazione del «salto generazionale» era stata chiesta invece da Alfonso Gianni, già ghost writer di Bertinotti, pronto a mettere alla guida del partito «un compagno fuori dall’album di famiglia del Pci, della Fgci e della Nuova sinistra».

Una consultazione riservata ha fatto propendere per la gradualità. Così Giordano, alle soglie dei cinquant’anni (li compirà nell’agosto 2007), già capogruppo di Prc e con un passato Fgci e Pci, si ritroverà «traghettatore» di lusso. Un secondo «chi l’avrebbe mai detto».

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