La riforma non c’è, ma il Csm allena le toghe al no

RomaSi discute in Parlamento, si polemizza fuori, si tratta con il Quirinale, ma della riforma delle intercettazioni nessuno sa come sarà in versione finale, né quando vedrà la luce. Nessuno, tranne gli organizzatori di un corso di formazione del Csm che, a fine aprile, raccoglierà un centinaio di magistrati per discutere proprio di questa legge e delle implicazioni sulla tutela della privacy.
A fine aprile? Sì, esattamente il 28, 29 e 30 all’hotel Ergife di Roma. Mentre si parla delle modifiche probabili al disegno di legge in Senato, senza che si sappia ancora quali saranno e si tira la corda di qua per una versione più restrittiva e di là per un ammorbidimento, il Guardasigilli Angelino Alfano annuncia una prima approvazione a fine mese a Palazzo Madama, mentre quella definitiva alla Camera non prima di giugno. Sempre che anche lì non si vogliano fare ritocchi e che i tempi si allunghino. Però, al Csm sono più ottimisti del ministro. Mercoledì scorso è arrivato al plenum in via d’urgenza il programma già approvato all’unanimità dalla IX commissione (che si occupa di tirocinio e formazione professionale) per l’incontro di studio su «La tutela della riservatezza nel sistema penale». Costo: qualche spicciolo in meno di 60mila euro. Tra le tante delibere è passato quasi inosservato, è stato approvato e via.
Forse non tutti sapevano che dietro al titolo generico c’era un «tema di enorme attualità», come si legge nella presentazione del corso. Cioè, la «riforma organica della disciplina delle intercettazioni, che probabilmente verrà a compimento prima che il corso venga progettato nel dettaglio ed attuato». Probabilmente. In realtà, l’incontro è già definito nei minimi dettagli e tra pochi giorni si realizzerà, mentre ci sono ancora tante incertezze sulla riforma. Che fretta c’era di illustrare ai magistrati qualcosa che è ancora in fieri? E chi lo farà, poi? A parlare di norme su privacy, intercettazioni e perquisizioni a giudici e pm di tutt’Italia, oltre a un paio di giudici di pace, a qualche avvocato e giudice militare, ci saranno tre giuristi, un avvocato, due giornalisti, il Garante europeo aggiunto dei dati personali Giovanni Buttarelli e sette magistrati. Tutti impegnati nella «politica» correntizia: il presidente dell’Anm Luca Palamara, della corrente maggioritaria Unicost; Marcello Maddalena di quella moderata Magistratura indipendente e altri cinque della corrente di sinistra Magistratura democratica, compreso il combattivo segretario dell’Anm Giuseppe Cascini e il suo predecessore Nello Rossi, già membro del Csm.
«Tutto questo - spiega il laico del Pdl a Palazzo de’ Marescialli Gianfranco Anedda - è a garanzia del fatto che il corso sarà a senso unico, contro la riforma del governo e in modo da mobilitare in questa direzione le toghe. È anche il segnale di come sarà gestita la nuova Scuola della magistratura, se la lasceranno nelle mani del Csm e delle correnti. Come questi corsi, avrà l’obiettivo di far crescere dei magistrati di sinistra, ben indottrinati».
Il programma dei lavori è stato definito dal comitato scientifico a fine marzo e approvato dalla commissione competente il 6 aprile. Il giorno dopo otteneva il via libera dal plenum, con l’incarico di nominare i relatori.
Si inizierà il 28 prossimo, per parlare di «diritto alla riservatezza, dati sensibili, banche dati, accesso “coatto” al corpo», ma la giornata clou sembra essere la seconda, dedicata a: «Riservatezza, indagini “invasive” e diritto di cronaca». Tema centrale: le intercettazioni. Il 30 si proseguirà con una tavola rotonda su «libertà di stampa e tutela della riservatezza». Si parlerà di segreto investigativo e segreto professionale del giornalista, si analizzerà in gruppi la giurisprudenza e le «prassi vigenti in materia di gestione delle intercettazioni con particolare riferimento alla tutela della riservatezza». I coordinatori sono Rossi, Palamara e Cascini. Come la pensano si sa bene.

Il presidente dell’Anm Palamara ha ripetuto anche ultimamente che il ddl sulle intercettazioni «vanifica un fondamentale strumento d’indagine». Il segretario Cascini è convinto da tempo che «con queste norme polizia e magistratura avranno le mani legate nei confronti dei criminali». Rossi è sulla stessa linea. E chi potrà fare il controcanto?

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