LE RIFORME DEL GOVERNO

RomaTutto come da copione. E non solo per le note perplessità del Quirinale sull’allargamento della squadra dei sottosegretari e, così pare, sul nome di uno dei papabili alla poltrona di ministro. Già, perché l’annunciata frenata all’annunciato rimpasto fa gioco anche a Silvio Berlusconi che può puntare sui prossimi giorni per cercare di sedare i malumori all’interno dei Responsabili, ammorbidire le perplessità leghiste e placare le ansie interne al Pdl. Continuando a tenere la porta aperta ad eventuali nuovi arrivi (si vocifera di un Fli, un Idv e due Mpa). Come prevedibile, infatti, la partita del rimpasto ha aperto un vero e proprio risiko all’interno della maggioranza di difficilissima gestione. Soprattutto perché scontentare qualcuno potrebbe avere ripercussioni non solo sui numeri del centrodestra a Montecitorio ma anche sul voto della Camera che fra poco - e a scrutino segreto - dovrà pronunciarsi sul conflitto di attribuzione.
Se ne riparlerà, dunque, fra almeno una settimana. Forse due. Nonostante ieri pomeriggio Saverio Romano avesse già fatto stirare il vestito buono visto che per qualche ora è circolata la voce di una nomina imminente. Dovrà aspettare, come Paolo Bonaiuti il cui entourage ha ormai da giorni fatto gli scatoloni. Se saranno da trasferire ai Beni culturali (al posto di Sandro Bondi) o alle Politiche Ue dipenderà da come si chiuderà la partita all’Agricoltura tra Romano e l’attuale ministro Giancarlo Galan (che potrebbe passare alla Cultura o alla presidenza dell’Enel). Partita complessa, anche perché sbatte con i desiderata della Lega che deve risolvere il problema di Marco Reguzzoni, capogruppo alla Camera nelle grazie di Umberto Bossi ma per nulla gradito all’intero gruppo parlamentare. Per lui, infatti, il Senatùr aveva pensato proprio all’Enel.
Il Cavaliere - che ieri si è presentato al Consiglio supremo di difesa con una vistoso cerotto sulla guancia sinistra - prende tempo. E lascia che il variegato gruppo dei Responsabili sfoghi ansie e nervosismi. Ognuno lo fa a modo suo. C’è chi, come l’ex Idv Antonio Razzi, s’affida al tedesco e paragona il gruppo ad un kindergarten (un asilo nido) e chi, come Domenico Scilipoti, scarica la tensione dandosi alla letteratura (Il Re dei peones - Da Berlusconi a Di Pietro è il titolo della sua prima fatica che dovrebbe uscire a breve). Mentre l’ex finiano Silvano Moffa - a cui non dispiacerebbe la poltrona di capogruppo - sta lavorando a un restyling del movimento. Che dovrebbe presto cambiare nome: da Iniziativa responsabile a Azione popolare (già pronti alcuni bozzetti con il nuovo simbolo), con l’obiettivo di aderire al Ppe e presentarsi alle prossime amministrative alleati del Pdl.
Avanti, invece, sulla riforma della giustizia. Che ieri il ministro Angelino Alfano ha illustrato al capo dello Stato. Un incontro cordiale, anche se il Quirinale avrebbe sottolineato la necessità di una riforma «di sistema» e «condivisa con tutte le forze politiche». Che, al di là dei balletti delle dichiarazioni di maggioranza e opposizione, è cosa pressoché impossibile visto il clima di scontro di queste settimane. Berlusconi, però, non vuole chiudere la porta e fa sapere di essere disponibile ad accogliere i rilievi di Giorgio Napolitano. L’intenzione del premier, infatti, è di andare fino in fondo. Lo dice chiaro e tondo Alfano incontrando i Responsabili alla Camera: ci hanno provato in tanti ma noi ci riusciremo, arriveremo a fine legislatura con questo provvedimento e potremo farlo pesare anche in campagna elettorale. Ecco perché il Guardasigilli ha limato il testo per tutto il giorno. L’obiettivo, infatti, è quello di riuscire a condividere la riforma con una parte dell’opposizione: l’Udc e, magari, alcuni esponenti del Fli.

Non certo tutto il gruppo, perché nonostante il pluristalkizzato Italo Bocchino giuri che i finiani sono pronti a «discutere nel merito» il Cavaliere non ha alcun dubbio che Gianfranco Fini farà di tutto per mettersi di traverso.

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