È il 13 giugno, la data nella quale era previsto l’insediamento del nuovo comandante generale della Guardia di finanza, Cosimo D’Arrigo. E invece della severità annunciata il governo pensa a mutare atteggiamento. Forse perché Speciale non ci sarebbe stato più? Il dubbio è legittimo: per sostituire il generale «scomodo» si sarebbe potuto usare anche l’arma dei tagli alle spese di funzionamento, quelle che consentono alla Finanza di sostenersi. A questo proposito, vale la pena di ricordare che il decreto attuativo della Finanziaria assegna alla Gdf una dotazione complessiva di oltre 3,5 miliardi di euro. Un altro comma della legge di bilancio (il 1329) le assegna una dotazione di 29 milioni (17 di parte corrente e 12 in conto capitale) per esigenze di funzionamento, infrastrutturali e di investimento. Ma in quel mostro a tre teste della manovra firmata Padoa-Schioppa/Visco è facile confondersi.
Per cui la leva del taglio, vero o presunto che sia, è un argomento utile per allontanare responsabili di istituzioni «non allineati» alla volontà dell’esecutivo. La politica sa utilizzare certi strumenti, anche le «pressioni indebite ».Rimosso il nemico, il governo sblocca i soldi alla Finanza
Roma - «Recepiremo le osservazioni
in sede di emanazione
definitiva del decreto». Il
sottosegretario alla Economia,
Mario Lettieri, ha tranquillizzato
con queste parole
i componenti della commissione
Bilancio della Camera
lo scorso 13 giugno.
I parlamentari dovevano,
infatti, esprimere un parere
sul decreto del ministro dell’Economia
Padoa-Schioppa
che stabilisce i tagli da
applicare ai vari capitoli di
spesa in osservazione alle
prescrizione del comma
507 della Finanziaria. L’atto
governativo, infatti, sottrae
26,292 milioni di euro
alle dotazioni della Guardia
di finanza. È lo stesso relatore,
il diessino Michele Ventura,
a sottolineare che i tagli
alleFiammeGialle «risultano
suscettibili di creare
nocumento all’efficacia dell’azione
di tale corpo».
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