Paolo Stefanato
Chiediamo a Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari: come si sta muovendo il mercato della casa?
«Gli altri Paesi europei hanno senz'altro una velocità superiore all'Italia. A cominciare da quelli del Nord Europa Norvegia, Svezia, Olanda dove si sta vivendo un boom. È vero, tuttavia, che si tratta di mercati piccoli...».
E in Italia?
«Milano e Roma sono rimaste sostanzialmente ferme ai prezzi di 10 anni fa, in termini nominali. Mentre a Berlino, per esempio, si è assistito a una crescita energica, ben più che a Parigi. Se il Nord Europa va bene, il Sud continua a perdere terreno. È interessante il confronto sul valore complessivo del mercato italiano dal 2007 a oggi: fatto 100 il dato sui prezzi di allora, oggi siamo a 84, il mercato è sceso in maniera notevole».
Le prospettive da noi quali sono?
«Mi viene da dire: continua la ripresina».
Cioè?
«Il mercato si è ripreso rispetto ai minimi, ma con le attuali 550mila comprevendite all'anno è ben sotto al record degli 800mila contratti registrati nel 2008 e nel 2009».
Il minimo quando è stato toccato?
«Due anni fa: 440mila. Quindi una crescita recente c'è stata, ma è ancora lontana dai tempi d'oro. Eppure i prezzi sono scesi del 20% in dieci anni e i mutui sono ai minimi. Sono condizioni molto favorevoli, ci si dovrebbe aspettare un numero doppio di compravendite».
Che cosa frena gli acquirenti?
«Innanzitutto la tassazione, pesante anche su un piccolo investimento. Poi la disoccupazione. Negli ultimi trent'anni i dati mostrano che quando l'occupazione sale si vendono più case, e viceversa».
C'è ancora chi compra per affittare?
«Sostanzialmente no, si tratta di numeri marginali. Solo nei centri storici di poche città d'arte, dove si pensa al mercato turistico».
Quindi chi acquista lo fa per sé?
«Il 95% del mercato è per uso diretto. Si cambia casa per migliorare le proprie condizioni abitative, per salire di livello. È un mercato ricco».
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