Si era sentito offeso dal vedersi ripreso dalla trasmissione Rai «Sciuscià» tra la folla in partenza dalla stazione di Milano alla volta di Roma per il Gaypride del 2000, dove ha sostenuto di non essere diretto. Per questo aveva portato l'azienda in tribunale. Ma la Cassazione ha negato il risarcimento, chiarendo che non c'è stata alcuna violazione poichè il Gaypride è una manifestazione di «rilevanza mediatica» che giustifica le riprese anche dei momenti che a questo «si ricolleghino in modo inequivocabile». È per questo legittima la riproduzione delle immagini anche in assenza del consenso. Inoltre ha messo bene in chiaro che «un evento come il gay pride è in sè del tutto lecito e privo di qualsivoglia profilo di intrinseca negatività, come invece sembra adombrare il ricorrente, laddove evoca l'onore e il decoro».
L'uomo si era visto riconosciuto un risarcimento di circa 20mila euro in primo grado. Ma la corte d'Appello di Roma glielo aveva negato e aveva chiesto di restituire la somma più gli interessi (29mila euro). A cui ora si aggiungono 4mila euro per le spese di giudizio.
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