Politica

Rischio clima, vertice mondiale in Vaticano

Siccità, riscaldamento globale, inquinamento, deforestazione: forse l'apocalisse è in arrivo con il nome di «cambiamento climatico»? La Chiesa cattolica ha deciso di dare una risposta a questa domanda e per farlo ha chiamato a raccolta scienziati e politici ambientali da tutto il mondo.
Con questi intenti si apre oggi a Roma a Palazzo San Calisto il seminario internazionale su Cambiamenti climatici e sviluppo, organizzato dal Pontificio Consiglio per la Giustizia e per la Pace, presieduto dal Cardinale Renato Raffaele Martino. Tra gli ottanta invitati, il ministro dell'Ambiente britannico, David Miliband e alcuni delegati dell'Ipcc, l'Intergovernmental Panel on Climate Change, l'organismo politico internazionale incaricato di prospettare gli scenari climatici globali del prossimo futuro.
Gli intervenuti relazioneranno il Pontificio Consiglio sulle stesse tematiche all’ordine del giorno nelle agende dei governi e degli attori dei mercati mondiali: temperatura globale ed emissioni di CO2, dinamica dei gas serra, stato delle foreste tropicali, sfruttamento e produzione di energia, responsabilità politiche. Da tempo gli ambienti vicini alla Chiesa cattolica sollecitavano una presa di coscienza del Vaticano sulla situazione climatica globale, sostenendo che la ricchezza del magistero sociale cattolico costituisce per vocazione naturale il fondamento etico per affrontare la questione a vantaggio del bene comune, con una opzione preferenziale per i poveri. Inoltre, nei mesi precedenti la preparazione della conferenza, si erano avanzati dubbi sull'indipendenza e la competenza degli intervenuti, come ha fatto senza mezzi termini il settimanale cattolico britannico The Tablet.
Tra gli italiani invitati al seminario dal Pontificio Consiglio, Teodoro Georgiadis, primo ricercatore dell’Istituto di Biometeorologia del Cnr a Bologna. Questi dubbi sono fondati? «La composizione dei presenti è estremamente equilibrata - spiega Georgiadis -. Ci saranno rappresentanti di tutte e tre le principali correnti di pensiero scientifico sul clima, che in sintesi possiamo indicare come catastrofisti, scettici e negazionisti. Tra questi ultimi, l'economista italiano Antonio Gaspari, autore di alcuni volumi sulle «bugie ambientaliste» e l'americano Craig Idso, noto negazionista a proposito della gravità degli effetti delle emissioni di CO2. Tra i moderatamente preoccupati, invece, proprio il ministro inglese Miliband, che ieri ha dichiarato di voler stringere una “alleanza verde” con il Vaticano per mobilitare la società civile sui temi dell'ambiente».
Il cardinale Martino ha dichiarato che tra le preoccupazioni del Vaticano ci sono soprattutto gli eventuali squilibri socio-politici legati ai mutamenti del clima: scopo dei due giorni sarà valutare «con saggezza» le posizioni dei governi e della scienza per comprendere se squilibrio energetico e cambiamenti climatici siano cause di povertà.
Da questo seminario scaturiranno perciò documenti ed esortazioni ecclesiastiche che potranno influenzare sia i governi che la comunità scientifica. Anche se la posizione della Chiesa è in parte già nota: sobrietà dei consumi e responsabilità dell'uomo nei confronti del Creato. «E questa posizione non è per forza compatibile esclusivamente con il catastrofismo sui cambiamenti del clima - conclude Georgiadis -.

La modificazione dei processi produttivi per ridurre l'emissione delle sostanze inquinanti non è l'unico modo per realizzare uno sviluppo sostenibile».

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