Il risiko di Draghi «arriva» in Borsa

Attesa per le reazioni del mercato sull’invito alle banche ad aggregarsi rivolto da Bankitalia

da Milano

Capitalia, Monte Paschi, Popolare Milano: dopo i signori del credito da questa mattina è Piazza Affari a interrogarsi sull’esito delle sferzate con cui sabato Mario Draghi è tornato ad aprire il risiko delle aggregazioni dal palco del Forex. La direzione indicata dal governatore di Bankitalia è inequivocabile: il sistema bancario italiano è ancora troppo frammentato, pertanto occorrono altre fusioni che «sprigionino sinergie» e migliorino l’efficienza. Dopo la fusione Intesa Sanpaolo, la principale pedina rimasta sullo scacchiere è Capitalia, protagonista già venerdì di un ritorno di fiamma (più 2%) che ha portato il titolo oltre i 7 euro in Piazza Affari. Malgrado il gruppo presieduto da Cesare Geronzi rimanga il terzo polo del Paese, molti analisti considerano necessario un potenziamento. Magari seguendo una pista italiana che potrebbe condurre a Unicredit, ma questa ipotesi sconvolgerebbe gli equilibri della galassia Mediobanca-Generali. L’alternativa sarebbero le nozze con il Monte dei Paschi (più 2,2% il titolo venerdì al picco di 5,19 euro).
Malgrado il favore dei Ds a livello nazionale, i vertici di Rocca Salimbeni appaiono però freddi. Anche perché alcuni a Siena si interrogano sull’opportunità di un matrimonio internazionale, di cui potrebbe essere la prova generale la gara, ormai alla fase finale, da cui uscirà il compagno di viaggio di Mps Vita nella bancassicurazione. Tornando a Capitalia, molto dipenderà dall’obiettivo finale del Santander, il gruppo spagnolo grande escluso dal matrimonio Intesa Sanpaolo che ha detto di aver raccolto poco meno del 2% in via Minghetti. «Noi parliamo sempre con tutti, siamo persone bene educate», ha commentato il presidente Cesare Geronzi anche se i più sono pronti a giurare che non ci saranno azioni ostili da parte di Emilio Botin.
Altri guardano invece ai rivali del Bbva, con l’idea che i baschi, battuti da Bnp Paribas nella corsa a Bnl, dirottino la propria strategia «italiana» verso Capitalia. Infine rimane da definire la campagna acquisti di Popolare di Milano, potenzialmente sinergica anche con Unicredit.

Dopo aver visto fallire le avance a Bpi, il presidente Roberto Mazzotta ha detto ai soci che alla banca serve «un salto dimensionale», con un’operazione straordinaria diretta a realizzare il progetto di Superpopolare, più volte accarezzato.

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