Politica

Risparmio, il giallo dei fondi per riacquistare Bankitalia

I tecnici del Senato: «Iniziativa senza copertura». Il sottosegretario Armosino: «Bastano 500 milioni»

Gian Battista Bozzo

da Roma

L’esame della legge sul risparmio riprende oggi al Senato con l’intervento di Domenico Siniscalco, che illustrerà i contenuti dell’emendamento che contiene la riforma di Bankitalia. Emendamento su cui, però, pesa come una spada di Damocle l’accusa di incerta copertura finanziaria, firmata dai tecnici del servizio bilancio di Palazzo Madama.
L’emendamento del governo prevede che il capitale della Banca d’Italia venga trasferito dalle banche private al potere pubblico (Stato o altri enti). Ma nessuna indicazione è stata data «sull’entità dell’onere per il trasferimento in mano pubblica delle quote e la contestuale sussistenza dei mezzi per far fronte a tale spesa», affermano i tecnici del Senato. Secondo il sottosegretario all’Economia Maria Teresa Armosino, il valore complessivo delle quote di partecipazione in Bankitalia è di 1 miliardo di euro, «e se lo Stato ne rileva la metà, bisogna trovare 500 milioni». Ma tale valutazione sarà decisamente contestata dalle banche azioniste. Banche che, secondo indiscrezioni, avrebbero già dato mandato all’Abi (l’associazione di categoria guidata da Maurizio Sella) di richiedere un «giusto indennizzo» per la cessione forzata delle quote di partecipazione. Il primo azionista di Bankitalia è Intesa, con il 26,83% del capitale, seguita da Capitalia e Unicredito con circa l’11% ciascuno. Fra le più combattive le Casse di Risparmio, fra cui Carige (4% del capitale) e CrFirenze (1,9%). Un ulteriore 7% del capitale è ripartito in piccole quote fra le molte ex Casse di risparmio italiane. La partecipazione complessiva, secondo i nuovi principi contabili «ias» invocato dalle Casse di Risparmio, supererebbe i 13 miliardi di euro.
Parte dunque in salita l’emendamento del governo, che prevede il mandato di sette anni per il governatore, e una maggiore collegialità nelle decisioni del Direttorio. Ieri, alla scadenza dei termini, erano stati presentati 36 sub-emendamenti, nessuno dei quali da parte della maggioranza. «Voteremo, anche se con qualche perplessità, l’emendamento del governo», afferma il senatore Udc Maurizio Eufemi, che ritiene però improbabile l’approvazione dell’emendamento Cantoni (Forza Italia) per trasferire all’Antitrust la vigilanza sulla concorrenza bancaria. Lanfranco Turci (Ds) sostiene che la «nazionalizzazione» delle quote di partecipazione in Bankitalia dovrebbe essere rinviata ad un apposito disegno di legge.
E mentre a Palazzo Madama riprende il cammino del ddl sul risparmio, Antonio Fazio vola in Germania per il Consiglio dei governatori della Bce. Secondo indiscrezioni che provengono da Francoforte, molto difficilmente il caso riguardante il governatore italiano sarà affrontato durante la sessione formale dei lavori. Se ne parlerà, verosimilmente, nella cena di oggi o nel pranzo di domani. I servizi interni della Bce avrebbero preparato un documento in base alle informazioni sulle opa Antoveneta e Bnl provenienti da via Nazionale.

Un seguito formale a questa discussione viene ritenuto «improbabile».

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