da Napoli
La protesta contro i rifiuti e l’apertura di una discarica per la prima volta è sbarcata anche a Napoli. La gente di Pianura, periferia flegrea, ieri è scesa in strada per il secondo giorno consecutivo, per bloccare la riapertura di quella che, dal secondo dopoguerra in poi, è stata (fino al 1996) la pattumiera di Napoli. Un centinaio di persone ha bloccato per tre ore la ferrovia Circumflegrea e due strade, fondamentali, per i collegamenti con i comuni dell’area: via Montagna spaccata e via Pisani. Anche se in strada è scesa solo una piccola rappresentanza di questo degradato quartiere, vittima negli ultimi 30 anni di un consistente scempio edilizio, è stato comunque sufficiente per mandare in tilt il traffico automobilistico. Pianura ribolle: dopo 11 anni, non vuole ritornare ad essere il quartiere della monnezza. La decisione di riaprire la discarica di Contrada Pisani è stato l'ultimo atto del prefetto Alessandro Pansa, nella sua veste di Commissario straordinario per l’emergenza rifiuti in Campania. Incarico ormai agli sgoccioli per Pansa, che sta per passare il testimone al prefetto Umberto Cimmino. In sostanza Pansa ha prospettato al suo successore la inevitabilità della riapertura di discarica Pisani, come unica soluzione per togliere un po’ di sporcizia dalle strade di Napoli.
Ma, sulla questione Pianura, i due big locali, il sindaco Rosa Russo Jervolino e il governatore della Campania Antonio Bassolino si sono spaccati. Rosetta ha detto chiaramente no alla riapertura di Pianura, mentre l’imputato Bassolino (sul quale pende una richiesta di rinvio a giudizio sullo scandalo della spazzatura) si è invece detto favorevole. Una guerra anche tra ex diessini, tra lo stesso Bassolino e l’assessore alla nettezza urbana, Gennaro Mola, che senza mezzi termini ha bocciato l'ipotesi di una riapertura, che appare comunque certa, della discarica di Contrada Pisani.
Provocatorio il consigliere comunale di Alleanza nazionale Andrea Santoro. «Il sindaco Jervolino non è d’accordo a riaprire la discarica di Pianura? Ok, siamo con lei, visto che da tempo ci siamo dichiarati contrari all’apertura di discariche in città. Ma qual è l’alternativa? Cosa intende fare per togliere i rifiuti dalle strade ed evitare che la notte del 31 dicembre e nei giorni successivi la città bruci in migliaia di roghi?».
Ribolle anche la gente di Giugliano, che vorrebbe la chiusura del sito di Taverna del Re. Ma è proprio la provincia ad essere al collasso: i comuni a nord di Napoli sono pieni di monnezza: oltre quarantamila tonnellate giacciono nelle strade da giorni mentre a Napoli la situazione è un po’ migliorata: appena 2300 tonnellate sono adagiate nelle strade della periferia, in particolar modo a Pianura e a Ponticelli. Le zone nobili, dove solo casualmente risiedono i big della città e tra questi Bassolino a Posillipo e la Jervolino a via Duomo, sembrano la Svizzera. Ma, lontano da queste zone, i gabbiani volano sui cumuli mentre la gente esasperata e incosciente, incurante del pericolo diossina, dà fuoco ai sacchetti. Ogni giorno, per i volenterosi vigili del fuoco, almeno ottanta interventi per spegnere i roghi. «Siamo esasperati», dicono in una nota congiunta i sindacalisti Carmine Cristiano, Enzo Strino e Enzo Zazzaro, rispettivamente di Uil, Cisl e Cgil.
I pompieri napoletani aspettano con terrore il Capodanno: «Tra i cumuli di spazzatura dati alle fiamme e i botti della mezzanotte del 31, Napoli e la provincia rischiano di andare a fuoco».
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