Ristoranti, ispezioni «horror» in cucina

Scarafaggi nelle padelle, ragnatele penzolanti dalle cucine a gas e arredi impregnati di grasso sporco. È solo un briciola di una torta gigantesca, quella del mancato rispetto delle norme igienico-sanitarie, raccolta da vigili e tecnici Asl durante le ispezioni in alcuni ristoranti della città. Purtroppo per noi la privacy protegge questi commercianti (che pure sono stati multati e in molti casi anche costretti a chiudere i locali per ripulirli) e noi non possiamo divulgare la lista dei ristoranti da evitare. Non resta che fidarsi dell’istinto. Da gennaio ad oggi sono stati fatti 115 controlli sia su ristoranti che su negozi di alimentari. Accertate 700 violazioni, di queste 470 sono di tipo igienico-sanitario, ossia le più gravi. Non solo: sequestrate due tonnellate di alimenti conservati in modo illegale, perlopiù carne e pesce e denunciate 48 persone.
È il primo bilancio dell’operazione «Mangia sicuro a Milano» con la collaborazione di polizia municipale (il Nucleo tutela del consumatore dell’Annonaria diretto dal commissario Sonia Bergo) e Asl, che proseguirà fino alla fine dell’anno.
«La maggior parte delle ispezioni, il 70 per cento, e delle sanzioni, il 90 per cento, ha riguardato i locali stranieri» ha spiegato il vicesindaco Riccardo De Corato. Nel dettaglio ci sono stati 23 denunciati per frode in commercio e 22 per cattiva conservazione del cibo. Le foto che illustrano le ispezioni mostrano alcuni interni con strati di sporcizia alti due dita, congelatori con pesce e carni buttati alla rinfusa («in un caso un proprietario non ha saputo dirci di che carne si trattasse» ha riferito Mario Emanuelli responsabile del nucleo). Si vedono tranci di manzo e pollame avvolti in alcuni teli, si scopre il pesce surgelato con plastica tinta d’inchiostro. E nelle tubature a vista delle cucine abbondante grasso che cola sui fornelli. Segni evidenti di sciatteria e menefreghismo dell’abc della ristorazione.
«Molti gestori stranieri non hanno rispetto delle norme igienico-sanitarie del nostro Paese e di conseguenza della salute dei consumatori - ha commentato De Corato -. Da quando c’è il decreto Bersani, dal ’95, i comuni non rilasciano più licenze, bastano 150 metri quadrati e chiunque può aprire un locale. Per questo insieme con le associazioni di categoria chiediamo alla Regione che renda obbligatorio un corso di formazione di tre mesi per chi voglia intraprendere la strada della ristorazione. Come avviene per i tassisti».
Il nucleo tutela del consumatore è formato da 6 agenti e da un ufficiale, svolge due-tre ispezioni a settimana, la maggior parte su segnalazione dei cittadini.

Molte delle violazioni sono state commesse in via Paolo Sarpi, ma fra i multati ci sono anche ristoranti eritrei, italiani, kebabbari e un etnico vicino al Duomo. «Dopo la riapertura, quest’ultimo, ha rinnovato completamente il locale - hanno testimoniato i vigili - ora sembra una clinica svizzera».

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