Il ritorno di "Paolo il freddo" un romano che ama Milano

Guido Rossi chiamava Glisenti il "Rasputin della Bovisa" ma anche grazie a lui è arrivato l’Expo

Il ritorno di "Paolo il freddo" un romano che ama Milano

«Cominciamo a lavorare. Macché miracolo, lavorando sodo si può fare tutto». Un calvinista dentro Paolo Glisenti, di cui si dice che riesca «a essere se stesso e di ottimo umore solo quando lavora tantissimo». Per questo il cardinale Richelieu di donna Letizia è stato richiamato a corte. Per una missione possible o impossible, saranno gli elettori a deciderlo. Un ritorno a Milano per lui che, come gli uomini di potere, insieme alle invidie si attira i soprannomi. Il Rasputin della Bovisa per lo sprezzante professor Guido Rossi, oppure il Gianni Letta di Palazzo Marino, nonostante il carattere spigoloso. Lui ama Roma e il mare di Capalbio, dove frequenta il bel mondo di Chicco Testa e Luca Cordero di Montezemolo. E con la moglie attrice Eliana Miglio dà sontuose feste. Ma il business è a Milano. Ambizioso, intelligente e permalosissimo. Modi spicci. «Nella vita - liquidò un consigliere arrivato con il cappello in mano - non c’è solo il mestiere d’assessore. E ora scusi, ho un impegno, arrivederci». Uno sgarbo che gli fu restituito quando uscì la cifra della sua consulenza d’oro: 987mila euro da luglio 2006 a febbraio 2009 per un minimo di 5 ore di lavoro al giorno. Anche da casa. La Moratti lo voleva capo assoluto dell’Expo. Si scontrò con Tremonti e molti altri. Ad Arcore, in un incontro con Berlusconi il 16 febbraio 2009, fu costretta a sacrificarlo. E lui ora si vendica lavorando per portare un’edizione in Brasile.
Glisenti nasce in una famiglia cattolicissima, il padre Giuseppe fu tra gli anni ’50 e ’80 manager democristiano di gran razza vicino a Romano Prodi. Direttore centrale dell’Iri dal 1955 al 1971, presidente di Finmeccanica, all’Ifi finanziaria degli Agnelli e presidente della Rinascente, al gruppo Bonomi Bolchini come vice presidente Invest. Un mondo in cui il piccolo Paolo è cresciuto. Frequentando bambini come Montezemolo con cui nell’88 entrerà nel gruppo Rcs dopo essere stato giornalista alle pagine economiche al Corriere della Sera e presidente della Montedison a New York ai tempi di Mario Schimberni. Poi la Carolco, casa cinematografica di cui la Rcs Video guidata da Montezemolo acquistò quote. Fu un flop, ma sfornò capolavori come Rambo I e II, Terminator, Atto di Forza e Angel Heart. Della città conosce tutto. Compreso un oscuro seminterrato con hamburgher e onion rings strepitosi dove portò la delegazione al seguito della Moratti attesa all’Onu per un intervento davanti all’assemblea. Erano i gloriosi tempi dell’Expo quando i due erano inseparabili.

Un rapporto, il loro, nato ai tempi della Moratti direttore generale della Rai e proseguito al ministero dell’Istruzione. Per essere cementato dalla campagna elettorale del 2006 in cui la Moratti vinse al primo turno grazie alla straordinaria opera di restyling della sua immagine. Quella volta ci riuscì. Ora la lotta è contro il tempo.

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