«Rivediamo il patto di stabilità o altri Paesi saranno a rischio»

«Occorre rivedere il concetto del Patto di stabilità e crescita e rafforzare il governo economico dell’Unione». Questa è la lezione della crisi secondo il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, che avverte: oltre alla Grecia «ci sono altri Paesi nel mondo che, senza misure di aggiustamento precauzionale, sono esposti a un simile rischio». Secondo il presidente del Fsb, inoltre, «i grandi squilibri della bilancia dei pagamenti sono ancora con noi e i flussi lordi di capitale sono pronti a espandersi negli anni a venire. La possibilità di un’improvvisa inversione negativa è alta come dimostra la situazione in Grecia. Se si deteriorano le condizioni economiche e non avremo riformato il sistema finanziario dovremo affrontare il rischio di un rinnovato avvitamento verso il basso». Peraltro, l’agenzia di rating Fitch non ritiene al momento «paragonabili» i profili di rischio della Grecia e degli altri Paesi di Eurozona. Lo ha detto il managing director di Fitch Italia, Marco Cecchi de’ Rossi, aggiungendo: «Nessun problema in vista per l’Italia».
E il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, annuncia che oggi alla riunione ministeriale dell’Ocse verrà presentato un primo documento sui Global Legal Standard, cioè «un nucleo delle tavole che abbiamo iniziato a redigere» per porre nuove regole al mondo finanziario. Intanto, il governo italiano punta il dito contro Berlino: i suoi dubbi sugli aiuti alla Grecia hanno provocato un ritardo che ha consentito agli speculatori internazionali di entrare in azione. Pur rispettando «i dubbi e la prudenza della Germania», ha sottolineato il ministro degli Esteri, Franco Frattini, «il governo italiano è stato il primo a dire che si doveva intervenire subito e che ogni ritardo avrebbe provocato un aumento del danno». «Noi abbiamo dato alla Germania il tempo per riflettere», ha aggiunto Frattini, «ma in questo periodo i danni sono aumentati e da un primo momento di debolezza si è passati all’insostenibilità», ha rilevato il ministro, «che ha costretto il governo greco a decisioni ammirevoli, ma dure per la popolazione».
A parlare di «grave ritardo» con cui l’Ue ha preso la decisione di aiutare Atene è stato anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, che ha sottolineato come l’impegno dell’Italia sia stato riconosciuto direttamente dal premier greco, George Papandreou, che «ha telefonato al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi per ringraziarlo, ricordando che l’Italia è stata la prima in Europa a sostenere l’intervento a favore della Grecia».
A tappe forzate, intanto, i Paesi di Eurolandia e il Fondo monetario internazionale stanno allestendo la «zattera di salvataggio» che per un anno e mezzo terrà a galla la Grecia nella tempesta dei mercati. La parola d’ordine è: nessun Paese della zona euro che presterà i soldi alla Grecia potrà subire perdite. Anche la Germania ha già approntato la legge necessaria a stanziare i fondi. Il via libera definitivo spetta al Parlamento, con un iter accelerato che Angela Merkel conta di chiudere entro la settimana. Ma quello che è stato fatto, ha precisato la cancelliera, «non può fermarsi qui», perché ci sono delle lezioni da trarre dalla crisi greca. In particolare, la Merkel ha invocato norme più rigide contro la speculazione finanziaria sui mercati e «la trasformazione del patto di stabilità in modo che non possa essere aggirato».


Argomenti che saranno certamente sul tavolo dei sedici leader di Eurolandia al vertice straordinario convocato per venerdì prossimo a Bruxelles dal presidente della Ue, Herman Van Rompuy. E per i ministri delle Finanze di cinque Paesi del G20 (Corea del Sud, Canada, Stati Uniti, Francia e Regno Unito), il piano di aiuti finanziari alla Grecia «merita il sostegno della comunità internazionale».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica