La rivincita della Cdl parte da Roma

Marcello Viaggio

Apertura ufficiale della campagna elettorale di Forza Italia, ieri pomeriggio, all’Hotel Parco dei Principi, per le amministrative della città. A organizzare la convention degli azzurri, i coordinatori romano e regionale Giampaolo Sodano e Beatrice Lorenzin. Un grande pannello blu sullo sfondo, con il simbolo del partito e la scritta in bianco «La rivincita parte da Roma». Presenti al completo gli alti gradi romani del partito: il vicecoordinatore romano Fabrizio Cicchitto, il neosegretario del Senato Cosimo Ventucci, il neodeputato Giorgio Simeoni, gli europarlamentari Alfredo Antoniozzi e Antonio Tajani. E oltre trecento candidati fra Comune e Municipi. Sul più bello giunge inatteso anche il candidato sindaco della Cdl, Gianni Alemanno: «È necessario che Veltroni si sporchi le mani con la realtà romana e i problemi di questa città», dirà nel suo intervento. In sala fra gli azzurri si respira preoccupazione per un esito elettorale ancora incerto, ma anche la voglia di voltare pagina. Basta scambiare qualche parola con i protagonisti. Cicchitto si mostra prudente: «Il futuro a Roma dipenderà molto dall’esito di queste elezioni. Si vince o si perde, in ogni caso bisogna costruire una presenza più marcata sul territorio, senza le divisioni che al Comune hanno bloccato il partito in questi cinque anni. Specie contro una presenza mediatica massiccia come quella di Veltroni, bisogna essere compatti».
Alfredo Antoniozzi sottolinea che «si continua a registrare tra i romani il disagio e la delusione verso la politica del non fare della giunta Veltroni. Il sindaco trova il tempo solo di inaugurare parcheggi o piazze, i cui lavori sono in alto mare, ignorando le critiche che gli arrivano perfino dalla sua stessa parte politica». «La Cdl e Forza Italia invece - prosegue Antoniozzi - stanno mettendo sul tappeto del dibattito politico le reali problematiche della città. Il degrado delle periferie resta un problema chiave per il recupero urbanistico e sociale di Roma. Solo le forze di opposizione a questa giunta-spettacolo sono in grado di risolvere i problemi della città».
Anche per Davide Bordoni, minisindaco uscente del XIII, ora candidato al Campidoglio, «c’è da fare molto lavoro per superare il degrado in periferia, occorre riavviare un percorso amministrativo di riqualificazione che Veltroni non ha mai fatto». Il capolista Pierluigi Borghini valuta molto forte la squadra che Fi ha messo in campo per il Campidoglio: «Dobbiamo prepararci a un lungo e difficile cammino. Se vinciamo, dovremo cambiare volto a Roma». Il più deciso di tutti è Cosimo Ventucci: «Una previsione? Forza Italia al Comune salirà da cinque a sei consiglieri. E saremo il partito del fare, come dice Berlusconi. Per la presidenza dei municipi abbiamo messo in campo una bella squadra. E attenzione all’VIII: il nostro candidato minisindaco, Romano Amato, sarà una sorpresa per tutti». A proposito di municipi, si mostra moderatamente ottimista Daniela Chiappetti, in lizza per la guida del II: «Ho avuto un faccia a faccia con il mio rivale, Bottini della Margherita. Il suo cavallo di battaglia è la Metro D del 2020. Ha già imparato la lezione di Veltroni: promettere meraviglie in un lontano futuro...». Chiamati a sfide impegnative gli altri candidati minisindaci di Forza Italia. Nel XIX Ettore Rubino cercherà di prendere il posto dell’uscente Visconti (An) facendo fuori Lazzara (Ds). Più duro il compito nel I, dove Gloria Porcella tenterà di strappare il centro storico al Dl Lobefaro. Candidato a una «Mission impossible», come Tom Cruise, Dino Becchetti: battere nel V, feudo rosso per eccellenza, il Ds Caradonna. Ma non si sa mai. «Le prossime comunali per noi non sono elezioni amministrative, ma hanno un chiaro colore politico - afferma Beatrice Lorenzin -. Con il voto del 28 maggio dobbiamo dare una risposta politica all’occupazione sistematica del potere da parte della sinistra post-comunista.

Veltroni ha fatto di Roma il suo palcoscenico, ma per la città ha fatto ben poco. I miliardi di debiti accumulati dal Comune finiranno con l’essere pagati dai romani a suon di imposte. Altro che abbassare l’Ici dello 0,2 per mille, fra un po’ dovremo pagare dieci volte tanto».

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