Si diventa grandi a tre anni. Quando si entra all'asilo dove non solo si gioca ma si socializza e si apprendono i primi rudimenti del sapere. E allora perché non rendere obbligatoria anche la scuola materna? Lidea non è solo una boutade. È scritta nero su bianco dallassessore regionale al sociale del Veneto, Remo Sernagiotto, che lha proposta dopo aver incontrato i vertici della Federazione italiana delle scuole materne. Largomentazione del politico non fa una piega. Listruzione statale obbligatoria parte dai sei anni e finisce a sedici, ma già nelle scuole per linfanzia i bambini percorrono fondamentali tappe pedagogiche dellapprendimento. E se una regione non può intervenire su inderogabili regole statali che riguardano la scuola dellobbligo, allora può incidere dove ancora esiste un vuoto legislativo, cioè nella gestione degli asili. Insomma, in poche parole, il Veneto chiede allo Stato di fare spazio al federalismo scolastico, dopo quello demaniale e fiscale. Ma quanti sono, in concreto, i genitori che si rifiutano di mandare i figli allasilo? In Veneto di certo gli «assenteisti» scarseggiano. Già ora, il 97% delle famiglie con figli dai 3 ai 5 anni spedisce ogni mattino i propri bambini alle materne, molte delle quali private. Resterebbe fuori un 3% che prossimamente dovrebbe adeguarsi alle nuove regole. Anche se da un punto di vista legislativo la cosa non è semplice. La proposta veneta deve passare al vaglio di quella romana. Spiega lassessore allIstruzione Elena Donazzan: «In unottica di federalismo scolastico noi diciamo allo Stato: voi dateci le risorse e noi ci occupiamo dellorganizzazione e della spesa». Insomma, la regione vuole avere mano libera per completare leducazione didattica dei bambini fin dalla tenera età anche pagando di tasca propria. Ma serve un via libera in chiave federalista. «Si tratta di ufficializzare il modello Veneto» spiega Sernagiotto consapevole di una richiesta politicamente dirompente. In un settore in cui è lo Stato a decidere quando far partire il percorso scolastico, non sarà facile che qualcuno digerisca interferenze regionali. Ma anche lassessore allIstruzione del Veneto è determinata. «Gli studi dimostrano che i bambini che hanno frequentato la scuola per linfanzia accedono con più facilità allistruzione obbligatoria - spiega Donazzan -. La proposta di Sernagiotto è interessante e mi trova favorevole, tutto sta nel chiarire le voci di spesa». Già, perché in un periodo in cui si parla di tagli e di riduzione del personale docente portare avanti lidea di estendere il corso degli studi obbligatorio potrebbe non essere una passeggiata. Ma il vulcanico assessore al Sociale ha già la soluzione nel cassetto. Basta imporre un costo standard a scuole pubbliche e private: «Non è possibile che certe scuole abbiamo le rette, certe altre i fondi del Comune, altri della Provincia, altri della Regione: il costo del servizio devessere stabile e accettabile per tutte le famiglie». E applicando questo principio lassessore ha stanziato questanno più fondi 2,5 milioni più per le 1.192 scuole dinfanzia non statali. In pratica, per ogni bambino la retta sarà di 155 euro e non più di 128. Una scelta che serve a «ad abbassare le rette delle private e permettere alle famiglie di scegliere listruzione dei propri figli».
Una vera e propria missione quella annunciata dallassessore. «Per i prossimi cinque anni lavorerò - ha spiegato - per fare in modo che le private e le pubbliche, visto che svolgono la stessa funzione, abbiano lo stesso costo e la stessa importanza».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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