Parigi - La vittoria di Nicolas Sarkozy, nel ballottaggio presidenziale di ieri, è netta. Inequivocabile. In termini di voti (oltre due milioni di differenza tra i candidati al secondo turno) è il fossato più profondo nella storia della Quinta Repubblica, eccezion fatta per il caso particolare del 2002, quando lo sconfitto si chiamava Jean-Marie Le Pen. In termini percentuali la vittoria del leader del centrodestra è comunque notevolissima: 53,4 contro 46,6 per cento. Uno scarto di circa sette punti è certamente significativo ed è tra i più elevati nella storia delle elezioni di questo genere. «La cosmetica di Ségolène Royal non è riuscita a risolvere i problemi politici di una sinistra ancora in difficoltà», è il tagliente commento di Pascal Perinneau, una dei migliori politologi transalpini, presidente del Cevipof (Centro studi sulla vita politica francese). Poco dopo l'annuncio dei risultati, avvenuto all'inizio dei telegiornali e dei notiziari radiofonici delle 20, Ségolène Royal ha tenuto un breve discorso e poi ha chiamato al telefono il vincitore per formulargli a denti stretti i propri auguri di buon lavoro. «Ségolène Royal sarà la leader dell'opposizione», diceva intanto il portavoce socialista Julien Dray. Questo è da vedere, perché nell'opposizione sono ormai davvero in tanti ad averne abbastanza di madame Royal.
A gioire del risultato è stato ovviamente Nicolas Sarkozy, che è riuscito a ricompattare la destra francese. «C'è riuscito perché ha saputo esprimere idee in cui i francesi sono stati capaci di riconoscersi», ha detto Valérie Pecresse, portavoce dell'Union pour un Mouvement populaire (Ump), il partito di Sarkozy.
In tarda serata circa 300 fra quelli che in quelle idee non si riconoscono hanno dato sfogo alla propria rabbia nella piazza della Bastiglia, dove avrebbe dovuto svolgersi la festa per la vittoria della Royal che non c’è stata, lanciando pietre contro i poliziotti, che hanno risposto con i lacrimogeni. Gli scontri, che hanno visto coinvolto qualche drappello di simpatizzanti del vincitore, non sono stati gravi. Episodi simili anche a Lione, Nantes e Brest.
Dopo aver parlato ai propri sostenitori, che hanno festeggiato tutta la notte alla piazza della Concorde e nel quartiere dei Champs-Elysées, Nicolas Sarkozy è andato a cena al ristorante Fouquet's, all'angolo tra l'avenue Georges V e appunto il boulevard dei Campi Elisi. L'Eliseo era lì, dall'altra parte della strada. Un sogno ormai a portata di mano. Tra gli ospiti del presidente eletto al ricevimento Chez Fouquet's c'erano molte personalità del mondo dello spettacolo. Tra esse il cantante Johnny Hallyday, che qualche mese fa ha lasciato la Francia in segno di rivolta fiscale. In attesa di fare ritorno all'ovile, è andato ieri sera a parlare con Sarkozy e a cantare per i suoi sostenitori.
Moltissimi i messaggi di personalità francesi e straniere ricevuti dal nuovo presidente della Repubblica, che entrerà in carica il prossimo 16 maggio e che compirà i suoi due primi viaggi internazionali in Germania e in Africa. «Siamo disponibili a lavorare col governo per il dialogo tra le parti sociali», dice nella sua missiva a Sarkozy la presidente del Medef, la Confindustria francese. Sarkozy spera in un'analoga disponibilità da parte dei sindacati.
Tutti i commentatori francesi sottolineano l'ampio afflusso alle urne: circa l’85 per cento degli aventi diritto si sono recati ai seggi elettorali. Questa percentuale è praticamente uguale a quella del primo turno. Dunque sono caduti completamente nel vuoto gli appelli all'astensione, lanciati in particolare dal leader dell'estrema destra Jean-Marie Le Pen. Ormai Nicolas Sarkozy sembra riuscito a emarginare Le Pen e a togliergli la fiducia di gran parte dei suoi elettori.
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