La rivoluzione dellalta velocità passa da Rogoredo. Sfreccia a trecento allora sui binari, porta innovazione e modernità in treno, ma non sfiora la stazione al confine sud di Milano. Che resta piuttosto disorganizzata, poco efficiente e troppo sporca. Basta andarci, e vederla. Labbiamo fatto nei giorni scorsi e oggi possiamo dire che la fermata di Rogoredo non era certo un bel biglietto da visita né del nuovo piano ferroviario né della Milano che si prepara allExpo.
Ha debuttato pochi giorni fa la sfida della Tav italiana, che corre per mille chilometri sullasse Torino-Salerno, collegando in tempi record il Nord e il Sud del Paese, e che, proprio allo svincolo di Rogoredo tocca il primato. La tratta più rapida e allavanguardia parte da lì e arriva a Roma-Tiburtina in due ore e 45 minuti. Ma tra la sala attesa e la banchina, tra il sottopassaggio e il tunnel che porta ai binari, ben poco va nella direzione dei Frecciarossa. Ben poco, cioè, va incontro al passeggero, a partire dalle biglietterie, primo punto debole che accende un preoccupante campanello dallarme. A Rogoredo ci sono due sportelli e tre distributori automatici. Per riuscire a fare il biglietto agli sportelli bisogna armarsi di tempo e pazienza perché non sempre sono entrambi in servizio, più spesso solo uno. È prassi trovarsi in coda, è prassi per il pendolare perdere la coincidenza con il Passante ferroviario o col regionale che lo riporta a casa. Per evitare la fila è meglio non fare affidamento alle macchinette self service. «Ora una funziona, è un miracolo: era da mesi, forse anni che tutte e tre erano fuori servizio», affermava uno studente che ogni giorno raggiunge in metro (M3, linea gialla) Rogoredo per agganciare il regionale diretto a Mantova.
I due, fino a poco tempo fa i tre distributori automatici in stazione si presentano guasti. «Colpa degli immigrati che di notte le prendono a calci in cerca di qualche moneta», spiega il giovane al banco del bar di fronte.
Ecco il secondo punto critico: sicurezza e controlli sono scarsi. La sensazione è di essere abbandonati a se stessi, alla speranza che tutto vada bene. Perché che si tratti del caso più banale o dellepisodio più grave, non è chiaro a chi ci si possa rivolgere per chiedere aiuto. Se di giorno, oltre al capostazione, qualche controllore si vede, di sera è tanto incrociare gli addetti alle pulizie. A loro però cè poco da chiedere. «Non sono affari miei, non rientrano nelle mie mansioni» è la risposta standard. Peccato che anche mantenere decente il livello digiene sembra non esserlo. A provarlo è lo stato dei due wc nascosti nei meandri di Rogoredo.
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