Dicevano che era annoiato, intrattabile, fuori dal suo mondo e dal suo tennis. Dicevano che avrebbe perso il trono, perché c'era chi giocava meglio di lui, chi lo aveva battuto e gli aveva rubato tutte le certezze. Dicevano. Però poi se a Parigi finisce sempre allo stesso modo, vuol dire che Rafael Nadal non ascolta nessuno se non il suono della sua racchetta. E se per una volta condisce il trionfo al Roland Garros con le lacrime, allora significa anche che questa volta gli è proprio costato tanto.
«Bonjour Paris», l'unica cosa che alla fine Rafa sa dire in francese ha un suono dolce per una vittoria speciale: la sesta sulla terra rossa più bella del mondo come Bjorn Borg, la quarta in finale contro l'amico Roger Federer, quella che gli serve per rimanere in testa alla classifica mondiale di soli 45 punti. Novak Djokovic deve aspettare. E lo fa senza giocare la sua migliore partita di sempre ma con la convinzione che davanti al suo idolo non si può sgarrare mai.
Perché Federer in fondo non ha perso, alla soglia dei 30 anni si deve arrendere ancora una volta allo strapotere fisico di Rafa, però ha avuto le sue occasioni, il punto del 6-2 nel primo set - finito però poi 5-7 -, il tie break del secondo buttato un po' via, l'orgoglio del campione per risalire da 2-4 a 7-5 nel terzo. Frammenti, certo, e di lui dicono che non sia più quello di una volta. Ma se tutti gli mostrassero il rispetto che gli porta Nadal, forse si aspetterebbe a seppellire un mito. In fondo c'è Wimbledon adesso, non è il suo giardino?
Insomma, finisce 7-5, 7-6, 5-7, 6-1, perché poi il quarto set non esiste e il serbatoio va in rosso, soprattutto se solo due giorni prima si è giocata la partita dell'anno contro l'invincibile Djokovic, da quel giorno non più tale. «Federer-Djokovic? La miglior partita che abbia mai visto» dirà poi Rafa, subito dopo essersi quasi scusato: «Mi dispiace di averti battuto, Roger». E quando lo dice Nadal lo pensa davvero, perché la sfida perfetta del tennis moderno purtroppo non può avere solo vincitori. E se c'è da sceglierne uno, Rafa allora non ha dubbi.
E dunque ecco perché ha vinto ancora Nadal, nonostante quell'inizio di torneo - quel quinto faticato set con Isner - e nonostante tutte le previsioni contro: «Sicuramente anch'io ho avuto parecchi dubbi. Per fortuna cerco sempre di avere un atteggiamento positivo e di trovare soluzioni e cambiare la situazione in mio favore». Ecco perché Nadal ha vinto il sesto torneo su sette volte a Parigi e il decimo Slam della carriera, lo sa anche Federer che ammette senza rimorsi: «Lui è semplicemente il migliore sulla terra rossa».
Il migliore di tutti i tempi? «No - ribatte l'altro -, quello che ha fatto Roger è quasi impossibile da migliorare, per me è un onore anche solo essere nella stessa epoca del più grande di sempre. Giocare questi match contro di lui è sempre una grande esperienza ed un onore.
Ho 25 anni, questa vittoria è molto importante per me e per la mia carriera. Mi serve per migliorare…». Insomma, ecco perché questa risposta vale più di tutte quelle messe a segno in tutto il torneo. E perché questa volta il trionfo di Nadal è il più bello: è il più umano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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