Ronaldo finisce all’ospedale come ai mondiali in Francia

L’attaccante messo in discussione: «Ora non dite che sono malato, fra i due fatti non c’è alcun nesso». I medici lo hanno sottoposto anche a un esame endoscopico

nostro inviato a Konigstein
«E adesso non dite che sono malato». Compare uno squarcio di dispetto in quello sguardo abulico da perdente di successo. Un giornalista messicano riesce a togliere un velo ai misteri di Ronaldo. Sei un infermo? Gli dice. E quello gli sbatte la risposta in faccia. Unico scatto nell’ennesima storia slow motion o slow emotion. Tutto accade nella «mix zone» del campo d’allenamento del Brasile, «zone» ad alta tensione, migliaia di microfoni, carne umana accastata per vedere, sentire, scrutare. Ronaldo compare e cammina, si ferma e parla, aggrovigliato nei suoi misteri, occhi senza luce, sorriso disadorno. Immagine di un campione col mal di stomaco o chissà cosa? Ronaldo è stato ancora male: mal di pancia, mal di stomaco, sinusite? Non si sa. Non c’è diagnosi sicura. Ma, ancora una volta, il suo campionato del mondo lo ha condotto all’ospedale. Visita di quattro ore, una serie di esami, anche una endoscopia e una Tac, prima di tornare in ritiro e dire: «Ora sono tranquillo, tutto bene. Un altro episodio superato». Tutto è cominciato mercoledì pomeriggio, mal di testa feroce, mal di stomaco, capogiri tanto da convincere il medico: «Via all’ospedale». La Fifa è intervenuta per consigliare un centro specializzato. E il dottor Runco, il medico federale, ha spiegato la ragione dell’endoscopia: «Nei giorni scorsi abbiamo curato uno stato infiammatorio. Non potevamo escludere problemi gastrici».
Sono riapparsi ricordi e fantasmi di otto anni fa a Parigi: l’Europa non porta bene. «Questo problema non ha nulla a che vedere con quanto successo nel mondiale del ’98», Ronaldo si è affrettato a dirlo, ricordarlo, sottolinearlo. Conosce storie e ambiente. In Francia stava peggio, troppe medicine, qualcuno sbagliò qualcosa, si parlò di epilessia, sembrava un automa, rintronato dai tranquillanti: una brutta vicenda mai completamente chiarita. Stavolta tutto si è risolto nel giro di un pomeriggio, poi il verdetto dei misteri. Ma se così non fosse, non sarebbe nemmeno Brasile. Mercoledì era il giorno della libera uscita per i giocatori e qualcuno aveva notato la stranezza del vedere Ronie in ritiro fin dalle sette della sera, quando invece sarebbe potuto tornare tre ore più tardi.
Stavolta il controspionaggio giornalistico non ha funzionato: tutto è stato tenuto nascosto fino all’una di notte italiana che, in Brasile, è l’ora ideale per permettere a Rede Globo, il network più importante del paese, di trasmettere la notizia quasi in diretta al telegiornale. Giochini della politica calcistica federale, che non passano mai inosservati. Ma in Brasile è sempre tutti contro tutti, quando si tratta di lavorare sulla nazionale. Così la storia ha preso forma e dimensioni da dramma. Ma, da San Paolo a Rio, anche la bua alla caviglia è un dramma. Quelli di Ronaldo hanno sempre più sostanza degli altri. E questo mondiale non si sottrae alla tradizione. Tanti piccoli malesseri: sovrappeso, problemi muscolari, le vesciche ai piedi, poi la febbre, ora il mal di testa. Come ci volesse una scusa per metterlo da parte, idea che Carlos Alberto Parreira ha escluso. Per ora. Ieri Ronie ha fatto intendere qualcosa, rispondendo ad una domanda: «La panchina? Sono un giocatore disciplinato, accetto tutto». E, sul campo, molle e senza grande voglia addosso, ha confermato l’ipotesi. Mentre gli altri correvano, lui lavorava con pochi altri: esercizi per rinforzare la muscolatura. Come nella mattinata, quando i giornalisti lo scrutavano per capire se stava male davvero. Ronie si allenava da solo con Cafu, e poi mostrava il pollice. Come a dire: tutto bene.
Sceneggiature straordinarie dell’ordinaria follia che regna in ogni mondiale del Brasile. E la crisi di Ronie è miele, neppure amaro. La partita contro la Croazia lo ha messo nell’angolo dei cattivi. Non sono bastati gli applausi di mamma Sonia a riconciliarlo con il mondo. Tensioni ed emozioni potrebbero aver giocato un brutto scherzo. Ma l’interessato ha negato. «Durante la partita stavo bene, e so di aver giocato male. Il mal di testa non c’entra con problemi emozionali. Magari mi serve un gol: se lo segno mi sblocco. E poi non c’è scritto in nessun manuale che bisogna sempre giocare bene». Battuta non gradita da Parreira, che lo ha ribaltato: «C’è scritto nel manuale della coppa del mondo». Poi lo ha coccolato: «Contro l’Australia giocherà anche lui. Si è allenato, ce la può fare. Io bado ai fatti concreti». È l’ultima ricetta per salvare un campione. Quella di Ronaldo ha la faccia di una malattia cronica. Cominciano a pensarlo pure i giornalisti brasiliani. Qualcuno ammicca: «Magari gli manca la fidanzata». Alludendo a vizi e vizietti suoi.

Kakà ha cercato di difenderlo, entrando duro come un bravo difensore: «C’è grande mancanza di rispetto nei suoi confronti. Lo aspettiamo tutti». E Adriano ha proposto: «Stiamogli vicino con affetto. Il mondiale è solo all’inizio, migliorerà». Potrebbero essere i primi segnali del de profundis.

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