Prima le cose chiare: sette decimi, neppure un respiro, separano Hamilton in pole da Rosberg che rosica. I due si fanno i complimenti dandosi un mezzo cinque ma solo all'ultimo le dita chiuse a pugno si aprono a ventaglio. Si vogliono davvero tanto tanto bene. «Dannazione» esclama Nico un attimo dopo aver saputo che Lewis gli ha sfilato di tasca la pole come un borseggiatore in metrò. Altre cose chiare: due decimi e 21. Questo il distacco cronometrico che separa Alonso quinto dalla pole. Sembra poesia rispetto a certe umiliazioni passate misurate in secondi. E infatti non pare neppure più lui. Sorride Fernando. Felice. Quasi quasi gli vengono i dentoni di Ricciardo. Dice: «Sono contentissimo. Una qualifica super e, fin qui, un week end super... due decimi dalla pole, avrei firmato per un simile risultato. E ora il podio è più vicino che mai. Vincere? Mi sembra troppo, però vediamo...».
E veniamo alle cose poco chiare. Che cosa sta succedendo? Sono solo finte parole al miele quelle dell'asturiano, come si fa tra persone serie quando arriva il momento dei saluti e certe incomprensioni passano in secondo piano? Oppure, davvero, sinceramente, si profila un improvviso ritorno di fiamma fra Alonso e la Ferrari? Non si capisce. E la bella qualifica di ieri certo non aiuta. Perché i nove piloti racchiusi in mezzo secondo, i cinque piloti in due decimi raccontano di una bella battaglia fra big decisa solo all'ultimo. E dopo simili sfide a questi ragazzi tutto pare più bello e roseo. Magari anche lo spagnolo è preda di questo entusiasmo.
Perché l'Alonso che ieri, a parole, si è momentaneamente riavvicinato alla Ferrari, resta un Alonso pronto ad allontanarsi per sempre. «Fra una settimana parlerò e a qualcuno certe cose che ho da dire non piaceranno...» aveva detto giovedì. D'altra parte la corte McLaren-Mercedes è tanto sfacciata quanto confusa la situazione in casa Ferrari. In pochi mesi a Maranello hanno cambiato team principal, capo dei motori e presidente. Ovvio che lo spagnolo stia facendo i suoi bravi conti. E che li faccia anche il suo possibile nuovo team: nel caso dovrà infatti staccare al Cavallino un assegno di 30 milioni di euro per rottura anticipata del contratto dello spagnolo. Sul tema, l'ex compagno di Fernando in Ferrari, Felipe Massa, non ha dubbi: «Se fossi in lui non andrei in McLaren. Dovrebbe scegliere una squadra subito vincente. Non credo che McLaren-Honda lo sia. Esperienza fallimentare lasciare la Rossa senza aver vinto nulla in 5 anni? Forse sì... Ma Alonso non è stupido, sa cosa fare. Io credo resterà...». Per la verità, ad attrarre Alonso ci sarebbe anche la Red Bull (ieri seconda fila Ricciardo-Vettel) con un Seb molto voglioso di approdare a Maranello. Ma il vecchio Fernando si troverebbe bene in un team che non ha esitato a dimenticare Vettel per il giovane Ricciardo? Si vedrà.
Quel che invece si vede benissimo fin da subito è che la Ferrari può dire la sua su una pista da più carico. Assente giustificato Raikkonen, stavolta in palla e però tradito in pieno Q3 da un guaio software. Una Ferrari così, in gara, in mano a Fernando, potrebbe fare miracoli. Quegli stessi miracoli che in qualifica, sempre con Fernando, non riesce a fare. Forse, ieri, Nico o Lewis avrebbero portato la Rossa un briciolo più avanti.
Perché tra le cose chiare ora c'è
anche questa: a far conti sul futuro non sono più solo lo spagnolo e la McLaren. Ma anche la Rossa che conosce i molti pregi del ragazzo, ma anche i difetti: poco uomo squadra e poco uomo qualifica. A ognuno i suoi limiti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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