E pensare che gliela avevano regalata giusto laltro giorno. Doveva servirgli per fare il tragitto dal carcere di Bollate, dove è detenuto, fino alla cooperativa sociale di pelletteria in cui adesso lavora. E invece di quella bicicletta nuova di zecca, a Renato Vallanzasca è rimasto soltanto il pesante blocco che la assicurava al palo. I ladri hanno tagliato il lucchetto e se la sono portata via. È stato proprio lui ieri ad accorgersi del furto che è avvenuto sotto casa della moglie Antonella da cui era andato durante il suo giorno di permesso. «Non cè più religione», ha commentato scherzando lex boss della mala milanese. Chi lavrebbe mai detto che qualcuno sarebbe riuscito a rubare qualcosa proprio a lui che alla vigilia dei suoi sessantanni, ha dribblato sparatorie, posti di blocco, corpi di guardia e bande rivali. Che ha iniziato la sua carriera di criminale alletà di otto anni, cercando di far fuggire una tigre da un circo e lha proseguita uccidendo più volte con la precisione di un vero killer.
Lui, con quattro ergastoli e condanne per 260 anni sulle spalle, di cui 40 effettivamente scontati, che si è guadagnato la fama delluomo che terrorizzava la Milano degli anni settanta e un soprannome che gli hanno cucito addosso.Adesso al bel René non resta che andare a piedi per quel pezzo di strada che ogni giorno deve percorre per andare dalla cella al lavoro. Andata e ritorno.
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