Un appuntamento davvero intrigante quello di stasera al Teatro Manzoni (ore 20.45, info 800.914350) con Sergio Rubini, protagonista del recital A cuore aperto. Voci del Novecento, da Neruda a Sanguinati. Lo spettacolo, accompagnato da musiche originali eseguite dal vivo da Michele Fazio, Emanuele Smimmo e Marco Loddo, è un affresco di «materiale privato che appartiene a un mondo segreto», così come lo stesso attore e regista ama definire la serata informale. «Mi sono riavvicinato al teatro, dietro sollecitazioni, attanagliato da dubbi e paure: quando anni fa assistetti al balletto di Pina Bausch, Viktor, con il quale rese omaggio a Roma, mi convinsi che quello spettacolo sanciva la fine del teatro di parola. Oggi, dopo tanto cinema qualitativamente valido, dove tuttavia non è contemplata né la sperimentazione né la ricerca, ho sentito l'esigenza di emozionarmi e di affascinare lo spettatore attraverso il materiale che più mi ha appassionato e che mi appartiene. Ecco perché ho deciso di mettermi davanti al pubblico con il cuore aperto». Barese, attore italiano tra i più versatili, Rubini, regista di se stesso sulla scena teatrale, si racconta sulle ali dei versi poetici di Neruda, Sanguinetti, ma anche di Prévert, Puskin e di Leopardi, appoggiandosi sulle note di una colonna sonora scritta ad hoc: «Volevo che lo spettacolo fosse modesto, una piccola chicca con una coerenza filologica. Inizialmente ho avuto la sensazione che il reading fosse noioso ed ecco perché, lavorando con Fazio, ne è sortito uno spettacolo articolato con un filo conduttore tra parole e musica». E Rubini ammalia, sorprende, rapisce, divaga tra stralci letterari e la sua dimensione personale, che dopo 25 anni ritrova le coordinate oroginarie calcando le tavole del palcoscenico.
«Ho scelto le composizioni del Novecento perché credo sia stato il secolo del caos delle immagini: le poesie regalano parole in grado di organizzarci l'anima e continuano tenacemente a dare un senso anche a tutto ciò che non lo ha».Rubini, un viaggio nel Novecento «a cuore aperto»
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