da Mosca
Dimissioni collettive di giornalisti contro la censura: il caso, senza precedenti nella Russia putiniana, è esploso ieri nella redazione di Media group Russia, un service nato nel 2002 che confeziona notiziari per una rete di radio locali.
«I nuovi vertici ci hanno vietato di coprire lattività dellopposizione, ordinandoci di dare spazio a Russia Unita (il partito che sostiene il presidente Vladimir Putin, ndr) e alle notizie positive», ha dichiarato al quotidiano Kommersant uno dei sette giornalisti dimissionari, Arton Khan, che non ha esitato a parlare di «censura e pressioni da parte dei nuovi direttori».
Si tratta del nuovo direttore giornalistico e del nuovo direttore generale, Vsevolod Nierosnak e Aleksander Scholnik, entrambi paracadutati dal primo canale tv, controllato dallo Stato. «Un arrivo in vista delle prossime elezioni», sostiene lex responsabile del servizio, Mikhail Baklanov.
Le prime tensioni tra una parte della redazione e i vertici si erano manifestate in aprile, quando i redattori minacciarono le dimissioni denunciando loscuramento delle marce anti-Putin a Mosca e a San Pietroburgo. In quelloccasione, sempre sul Kommersant, rivelarono la nuova linea editoriale: una sorta di «lista nera» di politici da non citare, tra cui Garry Kasparov, Eduard Limonov e Mikhail Kasyanov (tutti e tre leader della coalizione di opposizione «Unaltra Russia»), gli Usa da menzionare solo come nemici della Russia, obbligo di trasmettere una percentuale di notizie positive pari al 50 per cento.
La direzione non sarebbe stata soddisfatta neppure dei reportage sul recente picchettaggio dellambasciata estone da parte del movimento giovanile filo-Cremlino «Nashi» (Nostri), durante la crisi tra Mosca e Tallinn per la rimozione del monumento allArmata rossa, simbolo del sacrificio anti- nazista per la Russia e delloccupazione sovietica per gli estoni.
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