Sacco e Vanzetti su Canale 5 potranno dire: viva l’anarchia

Pedro Armocida

da Venezia

«Viva l'anarchia». Due parole che sentiremo ben scandite nell'ultima scena di Sacco e Vanzetti di Fabrizio Costa, miniserie in due puntate in onda a ottobre su Canale 5, a 35 anni di distanza dall'omonimo film di Giuliano Montaldo che, non tutti sanno, è sempre passato in Rai censurato di quelle due paroline finali. Col risultato, un po’ comico, di vedere Gian Maria Volontè, poco prima di morire sulla sedia elettrica, muovere la bocca senza emettere suoni. Nella nuova fiction invece, prodotta dalla Titanus di Guido Lombardo, Ennio Fantastichini nel ruolo del piemontese Bartolomeo Vanzetti che fu di Volontè farà ben capire quale era il suo credo politico che veniva prima di ogni altra cosa. Al contrario dell'amico pugliese Nicola Sacco, interpretato da Sergio Rubini, che aveva nella moglie Rosina (Anita Caprioli) il centro della sua vita. Con questi attori, a cui si aggiunge Omero Antonutti nel ruolo di Don Mario, il regista Fabrizio Costa è riuscito a realizzare una fiction che, forse non a torto, il produttore Guido Lombardo prendendo in prestito le parole del padre, il grande Goffredo a cui il film è dedicato, definisce qualitativamente come «il nostro Gattopardo per la Tv».
Girato in Bulgaria, dove è stato interamente ricostruito il quartiere italiano di Boston, con un budget di 6 milioni di euro, 7000 figuranti e 800 costumi, Sacco e Vanzetti è sicuramente uno dei fiori all'occhiello della programmazione autunnale di Canale 5, tanto che la versione cinematografica di 180 minuti ha avuto l'onore di essere presentata qui alla Mostra di Venezia ieri sera in Campo San Polo. Il regista Fabrizio Costa ne è onorato, anche perché a lui il cinema piace e dopo tantissime fiction (Edera, La cittadella, Cime tempestose) non disdegnerebbe proprio di girare un vero e proprio film. «Quando Lombardo mi propose Sacco e Vanzetti - spiega - mi tremavano i polsi. Anche perché appartengo a una generazione che ha il mito per il film di Montaldo. Accettando l'incarico ho deciso però di concentrare l'attenzione non tanto sull'ingiusto processo ai due italiani, quanto alla descrizione dell'immigrazione degli anni '20 negli Stati Uniti, con i campi di accoglienza che ricordano tristemente quelli odierni per gli immigrati. Non credo che il film piacerà a Calderoli». E l'attualità della storia di Sacco e Vanzetti, condannati a morte per un presunto omicidio ma in realtà vittime di pregiudizi quasi razziali, è sottolineata dalla luminosa Anita Caprioli che vede possibile ancora oggi accadere certe cose: «Questi sbagli si ripetono ciclicamente, non mi pare che ci siano stati grandi cambiamenti».

Ennio Fantastichini, alle prese per la prima volta con un personaggio dall'accento del Nord, racconta che dopo i primi timori per un ruolo di così grande responsabilità si è buttato nell'impresa perché «attratto dalle dinamiche umane dei due protagonisti, con la distanza tra Nord e Sud Italia che li separa, e che ancora oggi esiste, superata unicamente dal valore dell'amicizia».

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