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Sala Umberto Così si ride dell’Italia che fu

Una commedia agrodolce dove si ride (molto), ci si commuove (volentieri), si viene catturati nella rete (fitta e intricata) della trama, ci si lascia sorprendere dalla corde umane (evviva) dei personaggi, si pensa (nostalgicamente) a un’Italia che non c’è più. Il tutto reso possibile dalla bravura degli interpreti (che sono Paolo Triestino, Crescenza Guarnieri, Sandra Caruso, Diego Guerci e Nicola Pistoia, anche regista) e dal ritmo sostenuto con cui la vicenda - una storia di povertà e devozione, di semplicità e amore per la vita, di solidarietà e rassegnato fatalismo - li mette in relazione tra loro.
Sì, perché Grisù, Giuseppe e Maria di Gianni Clementi, ora in scena alla Sala Umberto e in odore di sfiorare le cento repliche, è innanzitutto un rodato meccanismo teatrale dove gli attori sono chiamati a un godibile gioco di squadra. Come capita, d’altronde, nella migliore tradizione comica e farsesca italiana: quella che, per intenderci, va dalla Commedia dell’Arte (con echi che qui prendono vita nella gestualità, nell'accostamento di riso e pianto, nei «lazzi» spassosi del sacrestano, nel colpo di scena finale) a Eduardo De Filippo.

Tanto più che proprio di sapore partenopeo è intrisa la piccola sagrestia di Pozzuoli dove si schiude la girandola di compassionevoli espedienti con cui Don Ciro (l’ottimo Triestino) cerca di sistemare una delicata faccenda di corna e di onore femminile, e cerca - soprattutto - di rendere migliore la vita di donna Rosa, madre, sorella e moglie/vedova pietosa (un’intensa e toccante Guarnieri) che ci insegna a ridere persino della fame. E tutto ciò mentre il mondo fuori scalpita di rovinose tragedie sul lavoro (la sciagura di Marcinelle) e di un progresso sociale non più contenibile.
Repliche fino a domenica. Informazioni: 06/6794753.

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