Roma - Quasi mezz’ora di colloquio durante il quale la fretta che ha Silvio Berlusconi di chiudere la partita rimpasto va a sbattere con la calma serafica di un Giorgio Napolitano per nulla convinto dalla ricetta che gli presenta il premier. Una differenza di approccio che è il cuore di un problema che proprio ieri ha rischiato di portarsi dietro conseguenze politicamente piuttosto serie visto che i mal di pancia dei cosiddetti Responsabili stavano per sfociare in un capitombolo a Montecitorio che non sarebbe stato senza conseguenze.
Il Cavaliere, insomma, sa bene che la partita - almeno per quel che riguarda la nomina di Saverio Romano all’Agricoltura e Giancarlo Galan alla Cultura (anche se l’interessato non nasconde di non essere per nulla favorevole al cambio di dicastero) - andrebbe chiusa in fretta visto che quelli che arrivano dalla Camera sono molto più che segnali di fumo se i Responsabili (Romano, Gianni, Ruvolo, Pisacane e Grassano) decidono di assentarsi in blocco nella votazione sull’election day e il governo si salva solo grazie al radicale Beltrandi che non vota come il resto dell’opposizione. Un messaggio eloquente. Che oggi sarà rilanciato a dovere visto che Romano - che ieri mattina aveva già pronto di tintoria il vestito per andare a giurare sul Colle - ha convocato una conferenza stampa in mattinata mentre tutto il resto delle istituzioni sarà invece impegnato nelle celebrazioni ufficiali per i 150 anni dell’Unità d’Italia.
Il problema di Berlusconi, però, resta il fermo no del Quirinale. Che in parte non sembra entusiasta del curriculum di Romano a causa di alcune pendenze giudiziarie ma soprattutto sarebbe contrarissimo a un allargamento della squadra di governo. Aumentare il numero di sottosegretari con un decreto legge - fa presente Napolitano al Cavaliere - è impensabile perché non ci sono le ragioni di necessità e urgenza visto che i posti sono vacanti da tempo. Eppoi in un momento di crisi come questa, fa notare il capo dello Stato, prima di aumentare posti e costi è necessario pensarci bene. Insomma, a questo punto la strada per modificare la legge Bassanini resta quella del disegno di legge che ha tempi decisamente più lunghi. E se il premier terrà fede a quanto detto ieri sera durante l’ufficio di presidenza del Pdl ci sarà da attendere per tutti. «Il rimpasto si farà in un’unica tranche», spiega Berlusconi. Il che significa che la nomina di Romano e lo spostamento di Galan - inizialmente previsti per queste ore - saranno contestuali a quelle dei nuovi sottosegretari. Qualche settimana, insomma, ci vorrà.
Giorni durante i quali Berlusconi dovrà trovare la quadra tra le tante richieste che arrivano dai nuovi innesti nella maggioranza ma con un occhio ai malumori interni al Pdl che continuano a montare. Un dettaglio niente affatto secondario visto che nelle prossime settimane la Camera sarà chiamata a votare - con scrutinio segreto - sul conflitto di attribuzioni. Un passaggio delicatissimo, visto che un voto a favore da parte dell’aula di Montecitorio sarebbe per il Cavaliere una carta importante da poter spendere nello scontro con i magistrati di Milano. Anche se la Consulta non dovesse infatti pronunciarsi a favore della competenza del tribunale dei ministri per la vicenda Ruby, quando il 6 aprile si aprirà il processo il premier avrebbe comunque dalla sua il pronunciamento di un organo costituzionale. Il che, in una battaglia che non è solo giudiziaria ma anche mediatica, non sarebbe un dettaglio.
Un muro contro muro al quale Berlusconi si prepara forte anche della riforma della giustizia presentata giorni fa in Consiglio dei ministri. Sulla quale non ha intenzione di arretrare. «Andate in tv a spiegare la riforma - dice davanti all’ufficio di presidenza - perché per noi resta una priorità».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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