Per salvare Vendola tirano in ballo anche la mafia

È una chiara manovra di un magistrato di parte, infatti suo marito è di centrodestra. No, no, aspettate, Desirée Digeronimo mica è sola, qui trattasi di «complotto dei giudici», plurale. Sì vabbè, e i «servizi deviati» allora? E poi, che diamine, siamo o non siamo in Puglia, dove la mettiamo la Sacra Corona Unita? È un crescendo dietrologico degno della peggiore strategia della tensione, il riassunto delle ultime puntate del caso Vendola. La tesi difensiva è: il governatore ha cambiato la Puglia, combattendo i «poteri forti». La sintesi è: adesso che «Nikita» «rischia» di vincere ancora la Regione e magari di «contagiare» con la sua «primavera» l’inverno italiano, le armate nemiche si muovono all’unisono: magistrati, 007, naturalmente il governo, mafiosi, e poi i dalemiani, l’Udc di Pier Ferdinando Casini, il Pdl, ma anche gli ex compagni di Rifondazione da Paolo Ferrero a Cesare Salvi, rei di essersi detti convinti dell’onestà di Vendola, registrando però l’esistenza di una questione morale.
Tesi, sintesi. Manca l’antitesi, e infatti qualcosa non funziona. Leggere L’Altro, il quotidiano del fu direttore dell’Unità Piero Sansonetti, per credere. Titolo di apertura di ieri: «Le mani sulla Puglia». Segue fantasiosa rivisitazione in salsa pugliese del film Le mani sulla città di Francesco Rosi, con un «Nicco Pendola» nel mirino del giudice «Desideria Pocahontas». Spiega Sansonetti che «la Sacra Corona rivuole il malloppo», Casini è d’accordo e prova ne sia che si è detto «garantista per Vendola» consigliandogli però di farsi da parte, quegli stolti della «sinistra statalista» si accodano per rancori personali. Dentro, quattro pagine dedicate alla vicenda e non una parola sulla Sanitopoli che ha messo sotto inchiesta 15 persone, in primis l’assessore alla Sanità Alberto Tedesco, per reati come corruzione, concussione, falso, truffa, voto di scambio con l’aggravante di aver favorito un’associazione mafiosa. Cioè, una parola c’è, in un articolo che si intitola «Tutto quello che vorreste sapere sull’inchiesta di Bari e che nessuno...», che riassume la vicenda ma il cui assunto è: intanto però la procura indaga anche su Giampaolo Tarantini e sui festini del premier, tiè. Come poi si concili l’intervento della mafia contro Vendola quando è proprio l’aver favorito un’associazione mafiosa che si contesta al suo assessore, nessuno lo spiega. E se poi qualcuno si domandasse perché una simile corazzata istituzional-politica debba essersi mossa contro il leader di un partito, Sinistra e libertà, che alle ultime Europee ha preso il 3,1 per cento e in Parlamento nemmeno c’è, si legga lo spiegone a pagina 2: la Puglia, signore e signori, «è la prima regione d’Italia per diffusione di energie alternative, l’eolico e il fotovoltaico». In Puglia, poi, «la legge 28 del 2006 è stata premiata come miglior legge europea contro il lavoro nero». L’ha firmata il mio predecessore Marco Barbieri, dice candido l’attuale assessore Michele Lo Sappio, e che importa se Barbieri è uno degli assessori che Vendola ha sostituito dopo aver azzerato la giunta e si è sfogato così: «Vendola spieghi pubblicamente se sono un delinquente o una figura moralmente discutibile».
Così. Dopo la lettera in cui Vendola ha contestato la Digeronimo per «la sua rete di amici e parenti», dopo l’intervista a Repubblica in cui lo stesso governatore ha evocato i «servizi deviati», è scesa in campo l’armata rossa. Sansonetti. Franco Giordano, l’ex leader Prc passato a Sinistra e Libertà che ieri sul Riformista ha parlato chiaramente di «complotto dei giudici».

Oggi, ancora sull’Altro, tocca a Fausto Bertinotti: si punta a «colpire l’anomalia pugliese» a fronte di «una sinistra che appare del tutto incapace di tutelare la propria comunità e le ragioni della sua appartenenza», quando invece sostenere Vendola «è essenziale per evitare di riconsegnare la regione alla destra». Messa così, la teoria del complotto è già un po’ più chiara.

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