Salvo l’italiano disperso: «Fuggito tra gli spari»

Salvo l’italiano disperso: «Fuggito tra gli spari»

«Mi hanno rubato tutto, anche il cellulare, per questo non potevo comunicare con nessuno, ma sto bene». David Casinori, l’italiano disperso in Messico è salvo. Ha avuto paura, e tanta. Ha pensato al peggio, lui era sulla carovana di pace organizzata per portare aiuti alla popolazione di San Juan Copala, a sud del Messico, 400 chilometri da Città del Messico, una delle zone più povere del Paese. I guerriglieri li hanno attaccati e due di loro sono morti. Una ragazza messicana di 35 anni, Beatriz Carino e un giovane finlandese di 25 anni, Tyri Antero Jaakkola non hanno fatto in tempo a fuggire e sono stati uccisi dai guerriglieri.
Casinori invece è riuscito a scappare, a sopravvivere ai paramilitari. «Il nostro obbiettivo era raggiungere San Juan Copala e la sua popolazione indigena», racconta Casinori. «All’ingresso della municipalità ci siamo fermati perché la strada era bloccata. Abbiamo provato a fare marcia indietro e in quel momento è arrivato un gruppo di uomini armati che ha iniziato a sparare. I guerriglieri c’erano addosso, hanno iniziato a colpire le nostre auto, siamo scappati, chi buttandosi dalle porte, chi dai finestrini, ho sentito gli spari e ho pensato al peggio. Abbiamo iniziato a correre più forte che potevamo, in mezzo alla foresta. Ci hanno raggiunto, ci hanno ripulito, ci hanno rubato anche il cellulare, intanto in lontananza sentivo ancora spari. Alcuni di noi sono stati bloccati dai paramilitari, sono stati minacciati e derubati, ma poi tutti sono stati lasciati andare». È stata paura e angoscia pura per David, a correre con il cuore in gola sperando di vedere la strada, la salvezza. «Durante la fuga sono stati determinanti i contatti che i membri messicani della carovana hanno con la popolazione locale». «Adesso sto bene, dice, anche se molto frastornato, sono in un luogo sicuro con gli altri della carovana». Hanno rubato tutto gli uomini di Ubisort, le coperte, il cibo, i medicinali che dovevano servire alla gente di San Juan.
Da gennaio a San Juan la situazione è peggiorata. La città è abitata in prevalenza da indigeni, che dal 2007 hanno proclamato l’autonomia dallo Stato di Oaxaca, accusando il governo di «discriminazioni e molestie». La dichiarazione di autonomia non è mai stata riconosciuta dalle autorità messicane, innescando così una vera e propria guerriglia: da una parte ci sono quelli della «Union de Bienestar social de la Region Triqui, la Ubisort, legato al Partito repubblicano istituzionale, il Pri, al potere da 71 anni fino al 2000, e attuale prima forza di opposizione del Paese. Dall’altra pare c’è il Movimento unificatore della lotta Triqui, il Mult-i. È a San Juan che il Mult-i avrebbe la sua base operativa, a farne le spese la gente del posto che negli ultimi mesi vive in condizioni estreme. Manca tutto, non c’è corrente elettrica, manca l’acqua, cibo. Ogni volta che le donne escono a procurarsi del cibo partono i proiettili. Sono i guerriglieri dell’Ubisort, che hanno isolato la zona, chiuso le strade, vogliono rendere la vita impossibile ai nemici, a quelli del Mult-i.
Dietro all’agguato ci sarebbero loro, quelli di Ubisort. Il capo dei guerriglieri, Rufino Juarez lo aveva già dichiarato: «A nessuna condizione lasceremo entrare la carovana, non rispondiamo delle nostre azioni, succeda quello che succeda». E così è stato.

I paramilitari non hanno lasciato entrare gli stranieri, non hanno ammesso interferenze nella loro guerra. La gente di Juan Copala è affar loro. Non è la prima volta che Ubisort impedisce a convogli di aiuti umanitari di raggiungere la città autonoma. Gli stranieri sono avvisati.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica