San Carlo, bimbo muore durante il cesareo

Non si è ancora spenta l’eco per l'aborto selettivo che al San Paolo è costato la vita a una gemellina sana scambiata per quella affetta da sindrome di Down, che un altro dramma colpisce un'altra mamma. E un altro ospedale. È il caso del San Carlo dove domenica, durante un cesareo, un bambino è nato morto. Sulla sua tragica fine sta indagando la magistratura che ha sequestrato la cartella clinica. I genitori disperati hanno denunciato l'ospedale dove la madre è tuttora ricoverata. Vi era arrivata nel fine settimana in preda a dolori forti. Tutta colpa di una colica renale. Dopo un paio di giorni di degenza, nella notte del 23 settembre, il ginecologo di turno reputa necessario far nascere il bimbo giunto alla trentottesima settimana di gestazione, e induce farmacologicamente il parto. Durante il travaglio si accorge che qualcosa non va e procede al parto con taglio cesareo. Ma il bambino è senza vita e a nulla servono i tentativi per rianimarlo. Una fine che la madre trentenne non avrebbe mai immaginato, neanche quando è stata ricoverata nel nosocomio di via Pio II. Nonostante i dolori lancinanti il suo piccolino sembrava stare bene. «Era costantemente monitorato per ben due volte al giorno - spiega il primario di Ostetricia e ginecologia Mauro Buscaglia, che quella notte non si trovava in sala parto.
Il direttore dell'unità operativa di Ginecologia e ostetricia, assente in questi giorni dall'ospedale perché convalescente dopo un intervento chirurgico, si è interessato al caso e si è fatto consegnare tutta la documentazione inerente il tragico evento. «Una tragedia terribile - dichiara il primario - che va imputata a una drammatica fatalità». Ma che cosa è successo esattamente tre notti fa? «Il ginecologo di turno si è accorto che era il caso di far nascere prima del previsto il bambino. Un anticipo di poco sul parto naturale. Il bimbo era alla trentottesima settimana e quindi praticamente a termine. È stato quindi indotto farmacologicamente il travaglio e a questo punto però si è reso conto che il bambino doveva venire immediatamente alla luce. Il piccolino però era inanime e i tentativi per rianimarlo non sono valsi a niente». Ma si sarebbe arrivati comunque a questo triste epilogo se la paziente fosse stata portata in sala operatoria non in nottata e non in un giorno festivo? «No - risponde Buscaglia - purtroppo non sarebbe cambiato nulla. Il ginecologo che ha operato è un medico esperto di cui mi fido ciecamente. Non credo che siano stati commessi errori. Tantomeno che si possa imputare a negligenza. Purtroppo eventi come questi sono rari ma accadono. Quest'anno su 1.500 parti sono solo due i neonati non sopravvissuti».

Ma forse non era il caso di procedere immediatamente con il parto cesareo e non ricorrere al travaglio indotto? «Con il senno di poi si potrebbe dire di sì, ma il cesareo si cerca, per quanto possibile, di evitarlo», conclude il primario.

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