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San Raffaele: dal fratello Paolo, ai figli, ai ministri ma a far visita al premier anche tanta gente comune

Racconta il ministro al turismo Michela Brambilla che l’ha accompagnato fin dentro al pronto soccorso tenendogli la mano, che il premier non faceva altro che ripetere tutta la sua amarezza per quanto accaduto. «Sono così dispiaciuto di respirare questo clima di odio. Ma non mi fermeranno». Silvio Berlusconi arriva all’ospedale San Raffaele poco prima le 19 di sera. Scende dalla macchina della scorta con la camicia macchiata di sangue e il volto coperto con una borsa del ghiaccio per tamponare le ferite e la botta. «Fa male, ma sto bene, sto bene» sussurra mentre viene portato in barella in corsia prima di sottoporsi alla tac precauzionale ed essere trasferito al settimo piano. Il bollettino medico del professor Zangrillo parla di un trauma contusivo importante al massiccio facciale, una piccola frattura al setto nasale e una lesione interna ed esterna al labbro che gli viene suturata. Due denti fratturati e una prognosi di 15 giorni. E anche se lui avrebbe voluto andarsene a casa i medici lo hanno trattenuto sotto osservazione per 24 ore. Mentre fuori dall’ospedale cominciavano ad arrivare tutti, amici, parenti, i figli Piersilvio, Marina, Barbara ed Eleonora. Il ministro Maroni, Fede, Galliani, Guido Podestà, il sottosegretario Fazio tra i primi insieme al ministro Bondi e Brambilla. Curiosi e sostenitori del presidente che si piazzano davanti all’ingresso del pronto soccorso con le bandiere del Pdl per dimostrare tutta la propria solidarietà e vicinanza al loro leader. Che poche ore prima al sottosegretario Bonaiuti aveva confidato le sue preoccupazioni e i timori per il comizio in piazza del Duomo. «Speriamo non succeda nulla, mi diceva in auto - spiega Paolo Bonaiuti - e io gli dicevo: “no, non ci pensare“. Avevo anche cercato di rasserenarlo, ma devo dire che aveva ragione». Quando l’ha visto in ospedale il premier gli ha stretto la mano e gli ha detto: «Vedi Paolo, te l’avevo detto che sarebbe successo qualcosa». Questo clima di attacco violento nei suoi confronti e del nostro partito ci preoccupa e deve preoccupare tutto il Paese, continua Bonaiuti. A maggior ragione se uno come Di Pietro invece di esprimere la propria solidarietà dice che è stato il premier ad istigare la violenza.

Prima di andarsene il ministro Brambilla ricorda il momento in cui ha visto quell’uomo scagliarsi contro il presidente. «È riuscito a infilarsi tra la folla, l’ha colpito in un attimo. Questo clima di odio ha precisi responsabili con nomi e cognomi. Ma non saranno atti così a tenerlo lontano dalla sua gente e a fermarlo».

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