Paolo Stefanato
da Milano
La compagnia di San Paolo, primo azionista con il 14,18% dellomonimo istituto destinato a fondersi con Intesa, si è riallineata al suo interno su un «apprezzamento di fondo» per le prospettive aperte dal progetto ed esibisce «la più assoluta unità dintenti» sulloperazione. Nei giorni scorsi, subito dopo lannuncio delle «trattative in esclusiva» con Intesa, era stato Carlo Callieri, vicepresidente della fondazione, a sollevare perplessità che avevano contribuito a ravvivare il dibattito; alcuni lo davano per «furibondo», ma ciò nasceva soprattutto dal fatto formale di non essere stato coinvolto nelle decisioni. La riunione di ieri della Compagnia, con il comitato di gestione al gran completo nella sede torinese di Villa Abegg, ha di fatto ricomposto ogni sfrangiatura con una «riunione pacata e costruttiva», come hanno tenuto a far sapere allesterno i partecipanti allincontro. Il comitato ha dato mandato al presidente Franzo Grande Stevens di individuare gli advisor finanziari e legali per valutare la congruità del concambio nellaggregazione, che (per ora) è fissata in un rapporto di 3,115 azioni Intesa per una Sanpaoloimi.
Quanto alla nomina degli advisor, lauspicio è di una «designazione condivisa» con le fondazioni Cariparo e Carisbo, anchesser azioniste, che con la Compagnia partecipano al «patto di unità di intenti», stipulato nel 2004, che contiene limpegno a comunicare in modo congiunto le proprie posizioni sulle vicende della banca. Domani i presidenti delle fondazioni si riuniranno per una prima riunione informale. Il comitato ha inoltre deciso di convocare il consiglio generale della Compagnia per martedì 12 settembre, «così che anche tale organo possa esaminare, nell'ambito delle sue competenze, l'operazione prospettata».
Dopo questa data si terrà, presumibilmente, la riunione decisiva per gli advisor. Le indiscrezioni davano Rothschild e Mediobanca come favorite, ma verso entrambe sono sorte perplessità. In particolare, il direttore generale di Piazzetta Cuccia, Alberto Nagel, si sta adoperando per superare le resistenze alla nomina di Mediobanca, che nascono dal potenziale conflitto di interessi collegato a Generali.
La ritrovata, «assoluta» unità di intenti non è stata invece gradita dalla Borsa, la quale forse sperava che qualche ulteriore guizzo polemico potesse ripercuotersi su una diversa valutazione dei rapporti di concambio.
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