nostro inviato a Sanremo
Intanto ce l’hanno fatta e bye bye ai menagramo. Il Festival di Sanremo prossimo venturo ha la sua bella fisionomia e pazienza se non sarà più caciarone e grand guignol come quello dell’anno scorso di Bonolis. Sarà, evviva, assai nazionalpopolare, insomma, «ogni sera una festa diversa» come ha spiegato Antonella Clerici. E niente revival, per carità: difatti, se ci fate caso, l’età media dei concorrenti è nettamente calata, le cariatidi sono rimaste quasi tutte a casa e, come scherzosamente sottolinea qualcuno, gli artisti in gara sono quasi più giovani dei giovani in gara.
Ieri, nel piccolo teatro del Casino di Sanremo, la Clerici era felice come una pasqua, il neo direttore di Raiuno, Mauro Mazza esultava di essere un debuttante festivaliero e persino il direttore artistico Gianmarco Mazzi, un veneto che sorride a stento, era insospettabilmente sereno. Innanzitutto gli ospiti, molti dei quali già farfugliati nel solito can can prefestivaliero. La prima sera, prima o dopo l’arrivo di Luca Laurenti e Paolo Bonolis, ci sarà Susan Boyle, la strepitosa cantante «brutta come un garage» lanciata dal talent inglese Britain’s got talent: nel 2009 ha venduto più dischi di tutti e in tv è stata ospite praticamente solo di Oprah Winfrey negli States. Insieme con lei, quella sera, arriverà Antonio Cassano, che ha perso la Nazionale ma si guadagna una prima serata tv che, come conferma la Clerici, rivelerà il suo lato più umano. Sarà. Invece la sera dopo sul palco sotto i riflettori finirà il lato regale visto che arriva Rania di Giordania e, dopo di lei, il diluvio (di ospiti): il can can delle ballerine del Moulin Rouge, il volto appena conosciuto della Michelle Rodriguez di Avatar, sua maestà Robbie Williams e sua bellezza Raoul Bova, ormai un habitué qui all’Ariston. Al giovedì, oltre a Bob Sinclair, un autentico mago techno, e alla sorprendente Banda dell’Arma dei Carabinieri (il generale comandante Gallitelli ha subito accettato l’invito), arriverà Christian De Sica che ha Il figlio più piccolo di Pupi Avati in promozione ma sta ancora studiando i dettagli della sua ospitata. Al venerdì ci saranno i duetti dei dodici artisti e chi farà il botto saranno i Tokio Hotel, cocchi dei ragazzini che qui faranno una cosa da grandi: suoneranno dal vivo con la Sanremo Festival Orchestra, mica poco. Infine al sabato, oltre a Lorella Cuccarini seminuda e a Maurizio Costanzo per la prima volta all’Ariston, danzeranno cinque ballerini che fino all’ultimo hanno provato con Michael Jackson il suo show This is it. Poi la Clerici annuncerà il vincitore (Morgan? Valerio Scanu? Irene Grandi?) e anche questo Festival andrà in archivio con la solita, prevedibile passamaneria di polemiche e giochetti che fanno di quest’evento da mezzo secolo il più chiacchierato della stagione. Intanto c’è da dire che i costi sono ridotti assai e questa edizione costerà meno della precedente. «Tutti tirano la cinghia, anche la Rai si adegua», ammettono nei corridoi e difatti quasi tutti gli ospiti sono in promozione e quindi si porteranno a casa un rimborso spese o poco più. Tanto per dire, Lady Gaga è ancora in trattative perché richiede un’esibizione imponente e costosa ma o accetta soltanto (si fa per dire) di cantare con l’orchestra oppure niente.
Però c’è un però. La sera del giovedì, quella che si intitola «Quando la musica diventa leggenda» e vuole celebrare i sessant’anni del Festival, è a corto di ospiti. Finora c’è soltanto Elisa, che canterà un suo brano e la Canzone per te con cui Sergio Endrigo vinse nel 1968. Ma gli altri, ciccia. Tiziano Ferro, a quanto pare, ha detto no, Biagio Antonacci idem, Antonello Venditti nicchia, Eros Ramazzotti non riesce a svincolarsi dai suoi impegni, Claudio Baglioni è in forse. Insomma, capita il contrario del solito. Negli anni scorsi erano i grandi nomi stranieri a sfuggire, quest’anno sono gli italiani e le trattative sono impelagate in un mare di dettagli. Si discute di tutto, mica solo del cachet (qualche volta sono richieste altissime, più di centomila euro): l’orario di apparizione, le modalità, la scaletta eccetera. E dire che l’anno scorso la sera del giovedì è stata un trionfo di ascolti e di critica, un evento nell’evento svincolato dalla gara e legato soltanto alla qualità della musica (ricordate la Pfm? Stellare).
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