La riforma della giustizia è una riforma giusta che risposte a principi sacrosanti di civiltà giuridica.
L'utilizzo di argomenti come lo sciopero della fame e l'uso dell'invettiva contro il Governo e gli avversari politici non si addicono ad una persona del livello e della preparazione del dottor Adriano Sansa. Per questo sono rimasto stupito dalle sue dichiarazioni contro la riforma della giustizia, contro il Presidente Berlusconi e contro il Ministro Alfano. Dall'ex Sindaco di Genova e Presidente del Tribunale dei minori mi sarei aspettato una argomentazione raffinata ed in punta di diritto. Proverò a farlo io, con l'umiltà e la accortezza necessarie ad argomenti così delicati. L'esigenza di una profonda riforma del sistema giudiziario mi sembra oramai urgente ed indifferibile. Lo chiedono i cittadini che reclamano certezza del diritto ed il superamento delle lentezze e delle inefficenze che sono sotto gli occhi di tutti. È questo il problema centrale. Se poi si vuole mettere l'accento, per convenienza politica, sul problema della separazione delle carriere, anche qui c'è un elemento assolutamente certo ed incontrovertibile: la riforma del 1989 ha trasformato il nostro processo da inquisitorio ad accusatorio. Una rigida separazione delle carriere serve a garantire realmente la terzietà del giudice e a definire senza ambiguità il ruolo del pubblico ministero in quello che realmente è stato disegnato dalla riforma: quello di avvocato dell'accusa, ovviamente svincolato dal potere esecutivo. Stesso ragionamento vale per le intercettazioni telefoniche che costituiscono l'altro punto controverso della riforma cui il Governo sta lavorando. Come si fa a sostenere che una loro limitazione ai soli casi strettamente necessari sia una forma di limitazione delle indagini? Non è forse vero il contrario, e cioè che l'abuso delle intercettazioni telefoniche ha di fatto spesso esposto alla gogna pubblica persone estranee alle indagini senza di fatto aiutare a perseguire i crimini ed i loro autori? Quanto infine al contestatissimo Lodo Alfano, che prevede la sospensione dei processi per le alte cariche dello Stato, ed alle eccezioni di incostituzionalità, credo sia sufficiente ricordare che la norma in questione è semplicemente l'applicazione dei principi che la Suprema Corte ha dettato in occasione della pronuncia sul Lodo Schifani. Sono questi gli argomenti sui quali auspicherei un contributo di idee franco e leale dal dottor Adriano Sansa e da quanti, come lui, sono uomini di diritto e di profonda cultura giuridica.
*Deputato del Pdl
membro della Commissione Giustizia della Camera