«Sarà l’Europa a promuovere la Finanziaria»

Massimiliano Scafi

nostro inviato a Torino

Macché adunata generale dell’Unione, ma quale resa dei conti. Quello di oggi sulla Finanziaria, prevede Romano Prodi, sarà un vertice tranquillo, di routine, quasi scontato. In una parola, normale. E le due linee nella maggioranza su tagli e tasse? E le opposte spinte tra massimalisti e riformisti? E poi, tutti quei partecipanti: non ci saranno momenti di tensione? Il premier sorride e scuote la testa. «Sarà una riunione ovvia, lasciatemela definire così. Infatti non è forse ovvio che, prima dell’inizio del suo percorso parlamentare i ministri e i partiti della coalizione si trovino insieme per definire le procedure e i modi di procedere?». Niente scontri, assicura il presidente del Consiglio. Tutt’al più dalla mega riunione potrà spuntare «qualche emendamento o perfezionamento».
E così, in attesa di affrontare i 45 colonnelli della maggioranza, quello si materializza in serata davanti al Palazzo Reale per il pranzo di gala per la commissione Trilaterale è un Prodi superottimista. Il declassamento subito da Standard and Poor’s e Fitch, ha fatto sapere prima di partire da Roma, non lo preoccupa: «Abbiamo approvato una Finanziaria in grado di ottenere dall’agenzia di rating più importante, l’Unione europea, la certificazione di essere anche economicamente tornati a far parte dei Grandi del mondo». E nemmeno il vertice dell’Unione, dice adesso appena arrivato a Torino, lo spaventa: «Lavoreremo insieme per vedere se ci sono da fare magari emendamenti o perfezionamenti ulteriori. Ma la linea della legge di bilancio è già tracciata. Certo, il dialogo con il Parlamento è una parte importantissima della manovra e quindi a questo dialogo dovremo andarci in modo unito e coordinato».
C’è da aspettarsi qualche novità? «Quella di domani - risponde - è la tipica in cui si mettono a punto le procedure, le tattiche e le strategie da seguire di fronte al Parlamento». Tutto a posto, quindi? «Trascorrere la mattinata di un sabato per lavorare congiuntamente su quanto è stato fatto e quanto resta da fare - scrive in una lettera alla Stampa - non dovrebbe essere clamoroso. Eppure, nel circuito quotidiano del retroscenismo, anche una riunione necessaria e utile diventa un caso». Sì, tutto a posto: «Anche il centrosinistra ha bisogno, come ogni famiglia e ogni azienda, di concertazione interna. L’incontro è stato chiesto proprio per questo motivo».

E conclude rivendicando «il metodo tranquillo» di un centrosinistra «che sa di saper governare e che può farlo per cinque anni, senza rinunciare a quella che nel marketing si chiama mission, ritornare alla qualità dello Stato».

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