Sarkozy: «Non c’è posto per la Turchia nell’Ue»

«Ankara non ha vocazione europea. Mai più referendum sulla costituzione»

da Parigi

«J’ai changé!», grida Nicolas Sarkozy nel microfono a cui affida il suo messaggio di cambiamento nazionale, promettendo come prima cosa d’essere cambiato lui. Poi ripete più volte la frase «Io sono cambiato!», come se si trattasse di far piazza pulita di perplessità e vecchie ruggini che possono costar care in occasione di una campagna elettorale. Così il giorno del trionfo è stato per il nuovo leader del centrodestra francese quello dell’apertura agli altri e persino quello di una relativa umiltà. Col desiderio, ostinato e ben calcolato, di spiegare che le prove della vita («e anche i fallimenti», ha detto alludendo al fatto che alle Presidenziali del 1995 si schierò con Edouard Balladur, poi sconfitto da Jacques Chirac nella corsa all’Eliseo) hanno fatto di lui un uomo nuovo e comprensivo, capace di unire i francesi a cominciare dal centrodestra. Ieri Nicolas Sarkozy ha soprattutto cercato d’ottenere il consenso d’ogni componente del suo partito: l’Union pour un Mouvement populaire (Ump), che ha tenuto a Parigi il proprio congresso straordinario per scegliere e incoronare il candidato ufficiale all’Eliseo.
Sarkozy ha capito l’essenziale: che per battere al secondo turno (6 maggio) la candidata socialista Ségolène Royal avrà bisogno di un centrodestra compatto. Sono stati in centomila (o quasi) ad acclamare al Centro congressi della Porte de Versailles, a Parigi, il risultato delle Primarie tra i 336mila iscritti all’Ump: oltre i due terzi hanno votato e il 98,1 per cento dei votanti ha scelto Sarkozy. Certo «Sarko» era l’unico candidato, ma le schede bianche avrebbero potuto essere più numerose. Invece l’aritmetica del consenso interno gioca tutta a suo favore ed è ormai divenuta insostenibile la posizione di coloro che auspicano un terzo mandato consecutivo di Jacques Chirac. Dal canto suo, Chirac non ha mandato alcun messaggio al congresso del partito di cui è stato fondatore, ma che ormai gli è completamente sfuggito di mano. Però Sarkozy ha cercato di accarezzare nel senso del pelo l’uomo che, all’età di 74 anni, sta ormai facendo i bagagli all’Eliseo: «Io - ha detto - voglio rendere omaggio a Jacques Chirac, che ha fatto onore alla Francia opponendosi a quello sbaglio che è stata la guerra americana in Irak». Quanto ai due ultimi fedelissimi di Chirac - il capo del governo Dominique de Villepin e il presidente dell’Assemblea nazionale Jean-Louis Debré - hanno fatto una rapida puntatina al Congresso e Sarkozy ha dovuto scortarli per evitare che fossero accolti a suon di fischi.
Ad ascoltare Sarkozy, per tutti gli 80 minuti del suo discorso d’investitura quale candidato ufficiale dell’Ump alle Presidenziali della prossima primavera, c’era il resto del vertice del partito, che ha la maggioranza assoluta in Parlamento. C’era l’ex primo ministro Alain Juppé, che fu in altri tempi il braccio destro di Chirac. C’era la ministra della Difesa Michèle Alliot-Marie, che sperava in una candidatura per sé alle Presidenziali come elemento di mediazione tra Chirac e Sarkozy. E c’erano anche i sopravvissuti del gollismo storico, comprese le vedove di chi fu al fianco del Generale all’epoca della Resistenza.
A proposito dell’Europa, Sarkozy è stato chiarissimo. Se entrerà all’Eliseo, si guarderà bene dal chiamare una seconda volta i francesi alle urne per la ratifica del Trattato costituzionale, da essi bocciato col referendum del 29 maggio 2005. Per contro Parigi proporrà ai 26 partner dell’Unione un negoziato per definire rapidamente un Trattato «abbreviato», che la Francia ratificherebbe poi per via parlamentare. Dunque nessun nuovo referendum. Sarkozy ha poi insistito sull’importanza che l’Europa «chiarisca i propri confini esterni». Quella è stata la premessa per affrontare il «problema turco». Secondo il candidato presidenziale dell’Ump «la Turchia non ha vocazione a entrare nell’Unione europea».

Sarkozy è stato particolarmente fermo, dicendo di non considerare questo Paese come membro del nostro continente e quindi escludendo una sua possibile ammissione nell’Unione. Come dire che l’eventuale ingresso di Sarkozy all’Eliseo coinciderebbe probabilmente col blocco a lungo termine dei negoziati per l’adesione di Ankara all’Europa comunitaria.

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