Saviano: "Io resisto, tanti sono come me"

Lo scrittore campano: "Ho trovato in Italia tante persone che vogliono trasformare la realtà in cui vivono e che sono con me. Grazie per tutta questa attenzione". Il ministro dell'Interno Maroni: "Lo Stato gli è vicino, gli garantiamo il massimo livello di sicurezza"

Saviano: "Io resisto, tanti sono come me"

Milano - Sa bene che da quando ha scritto "Gomorra" la sua vita è cambiata. Lo sa bene perché, da tempo, è costretto a vivere sotto scorta. Qualche giorno fa, quando si seppe che la camorra avrebbe voluto eliminarlo entro Natale Roberto Saviano si è sfogato dicendo, in poche parole, di essere stanco e di voler vivere come un ragazzo normale della sua età. Ma sa che questo non è facile e che la sua vita, così come quella degli uomini della sua scorta, è in pericolo. Il sentire la gente - oltre che le istituzioni - dalla sua parte, però, gli dà forza e coraggio. Ciò di cui ha più bisogno. "Grazie per tutta questa attenzione. Per me, per noi, raccontare significa trasformare. In altre parti di Europa gli autori hanno minore necessità di raccontare per trasformare. Da noi l'importante è resistere. Ma in questo momento difficile ho trovato in Italia tante persone che vogliono trasformare la realtà in cui vivono, e che sono con me". Saviano lo ha detto in Germania, a Francoforte, dove ha ricevuto un premio importante.

Maroni: "Io frainteso, lo Stato gli è vicino" "Ho voluto fargli un favore, dirgli che lo Stato gli è vicino e gli garantiamo il massimo livello di sicurezza". Così il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, a chi gli chiedeva delle sue dichiarazioni sullo scrittore Saviano, definito ieri, dallo stesso ministro, non l’unico simbolo della lotta alla camorra. "Voi giornalisti avete interpretato male, come sempre per quel che mi riguarda - ha sottolineato Maroni - conosco Saviano, è un ragazzo molto coraggioso. Tuttavia non credo che sia un bene per lui caricarlo di tutte le responsabilità perchè non fa vivere bene". Maroni ha poi aggiunto: "Non può essere lui solo nell’immaginario collettivo a farsi carico della lotta alla crimininalità.

È una semplificazione che non va bene per lui e che non fa onore alle migliaia di persone, magistrati, poliziotti, carabineri, che tutti i giorni combattono contro la criminalità. Ho voluto farli un favore - ha concluso - dirgli che lo Stato gli è vicino, che gli garantiamo il massimo livello di sicurezza".

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