Piera Anna Franini
Sguardo e fascino da sfinge. Viso regale e spigoloso, come asciutto fino allinverosimile è il fisico, braccia lunghe lunghe che, come ha osservato il coreografo Micha Van Hoecke, «sanno raccontare, da sole, il segreto della danza». Luciana Savignano è licona del balletto antiromantico, sorta di alter ego della Giselle di Carla Fracci. Prima ballerina alla Scala nel 1972, pupilla di coreografi epocali come Maurice Béjart, interpretazioni memorabili: Bolero e La Luna di Heliogabalo, e ovviamente Mandarino Meraviglioso, titolo del lancio definitivo.
La Savignano veste il ruolo del titolo di Il suo nome
Carmen, spettacolo di Susanna Beltrami con la drammaturgia di Gaetano Sansone in scena da sabato 26 al 4 dicembre (ore 21) al Tendone CityLife, che da via Kant si sposta ora allinterno della Fiera, con ingresso da piazza Sei Febbraio.
Assieme alla Savignano danzano quattro Don José, Matteo Bittante, Salvatore Tarascio, Elvis Leksani, Luca Zangheri, sorta di emanazione del Don José impersonato dallattore Daniele Ornatelli che tutto racconta. Le musiche sono di Bregovic, Colasanti, Blanchard e Fauré, scene e costumi di Barbara Petrecca e le luci di Marcello Mazzetti. Una produzione del Teatro Franco Parenti, a sua volta ideatore del progetto di CityLife che ha coinvolto lassessorato ai Grandi Eventi, lassessorato alla Cultura e il consiglio di zona 8. Il tutto con lobiettivo di far maturare un nuovo stile cittadino.
«Questa Carmen è unopera di danza e teatro, pervasa da linguaggi trasversali, concentrata sulla verticalità del dramma: Lultimo nastro di Krapp di Beckett è stato stimolo alla composizione. La riflessione su colui che è sopravvissuto ai propri ricordi», spiega Susanna Beltrami mentre la Savignano esorta «a dimenticare la Carmen che abita limmaginario comune. Questa è una Carmen totalmente diversa, le abbiamo attribuito un senso nuovo, anche per non percorrere strade già tracciate».
E chiarisce chi è la Carmen che debutta in prima nazionale a Milano prima di lanciarsi in un lungo tour per lItalia. «Incarna il senso della libertà, affronta la vita di petto, ama e vive gli estremi. È spregiudicata, sempre pronta a trasgredire, vive tutto in modo estremo, amore compreso. La sua è una sensibilità particolarissima» chiarisce la Savignano, attratta da questo personaggio anzitutto per la valenza misteriosa, da maga, che le attribuisce la Beltrami.
«Un senso della magia che mi accomuna al personaggio e che i coreografi tendono ad attribuirmi o che mi spingono a ricercare». In che misura il personaggio di Carmen è attuale, abbiamo chiesto alla Savignano. «Carmen è un personaggio universale. Tuttavia il bisogno di libertà, libertà anzitutto di andare a morire, ne fanno un personaggio di estrema attualità».
Tecnicamente che problemi pone questa Carmen? «La coreografia spiega muove da una base classica. La collaborazione con Susanna Beltrami, poi, minimizza ogni problema, sono molto in sintonia con lei».
La Savignano lavora da circa un mese a questo spettacolo e per il momento non lavora ad altri progetti, forte della filosofia che ambisce a una vita vissuta giorno per giorno senza lansia delle pianificazioni a lunga scadenza, «vivo il presente con tutta me stessa. Senza essere fatalista.
Quindi nessuna anticipazione sul post-Carmen: «Sto valutando una serie di proposte, che vaglio pensando non alla quantità ma alla qualità. Ho ballato tanto, divento sempre più severa e selettiva nella scelta».
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