Scajola candida Berneschi a fare il sindaco di Genova

(...) dice Scajola, «il partito è pronto a fare un passo indietro». È la proposta a candidarsi come indipendente o con una lista civica. A chi gli chiede se, scusi ministro ma fa sul serio o è una boutade, il ministro risponde: «Nessuna boutade, ci credo. Giuseppe Pericu è stato un sindaco di grande valore, ma ho la certezza che, se vincerà di nuovo il centrosinistra, il suo successore farà regredire la città. Per questo dico: fallo tu Berneschi».
Lui, il potente numero uno di Carige, si schermisce. Se lo aspettava? «Se lo avessi saputo non sarei venuto». Infastidito, allora? «È un grande attestato di stima». Prova a deviare i giornalisti che lo accerchiano buttandola in ridere: «Facciamo uno scambio: prima voglio il pagamento del 4 per cento delle partecipazioni azionarie in Banca d’Italia e l’eliminazione dello sbarramento del 30 per cento per le fondazioni bancarie. Poi vedremo, tanto queste questioni sono come il terzo valico, richiederanno 20 anni. E poi ce n’è una barcata di sindaci buoni». Però è un no grazie, almeno ieri a caldo: «Io un mestiere ce l’ho già, è quello di presidente di una banca. Scajola era serio? Scajola è sempre serio, fin troppo».
Era partita, la proposta, proprio da un intervento, polemico, di Berneschi, contro la norma che blocca al 30 per cento il diritto di voto delle fondazioni nelle banche. «Io comprendo che tu Claudio, e Luigi Grillo, vi siete dati molto da fare in zona Cesarini, ma per il futuro ti prego di tenerne conto, lo sbarramento del 30 per cento voluto dall’Udc è inaccettabile». Il ministro ha risposto sì, «sono d’accordo, questo provvedimento, determinato da un emendamento dell’Udc al testo del ministro Tremonti, non è liberale e mi impegno a modificarlo». Poi il passo è breve. Scajola il ragno della politica tesse la sua rete intorno a Berneschi fra un morso al veleno agli avversari e una puntura agli industriali. Il centrosinistra? «Basti pensare che in Liguria candida capolista Fabio Mussi, persona rispettabilissima che però, da capo del Correntone Ds, è legato a quel mondo no global e no Tav che non vuole lo sviluppo». Gli industriali? «Caro Bisagno - dice il ministro al presidente di Assindustria che gli sta di fronte sul palco -, basta con la politica del cappello in mano per prendere le briciole, non funziona più così: se ci siete battete un colpo, tirate fuori la faccia».
Applausi ed è fatta. Dice Scajola che lui ci crede, alla possibilità di «riprenderci il Comune e la Regione: la Casa delle Libertà ha cambiato il colore di amministrazioni come Bologna, può farlo anche con Genova». Quindi: «Berneschi, pensaci tu». Ha spiazzato tutti, Scajola. Roberto Cassinelli il commissario metropolitano di Genova gongolava: «E così abbiamo aperto la campagna elettorale non solo per le politiche ma anche per le amministrartive». Di Berneschi s’è detto. Il centrosinistra l’ha presa male: «È grave che Scajola e Forza Italia coinvolgano nello scontro politico la Cassa di Risparmio, proponendo ad oltre un anno di distanza dalla scadenza al suo massimo dirigente Berneschi la candidatura a sindaco - s’è inalberato il deputato diessino Graziano Mazzarello -. La Cassa di Risparmio è un patrimonio di tutti e deve curare gli interessi dei risparmiatori e non altro».
A intervistare pubblicamente il ministro alle attività produttive ieri c’erano rappresentanti dei quotidiani genovesi (Mimmo Angeli il direttore del Corriere Mercantile, Massimiliano Lussana il caporedattore del Giornale, Raffaele Niri per Il Lavoro Repubblica e Luigi leone per Il Secolo XIX), ed esponenti della società civile: Antonio Apa, segretario generale Uilm, Giovanni Berneschi, presidente di Banca Carige, Marco Bisagno, presidente di Assindustria, la casalinga Alessandra Carpaneto, Paolo Odone, presidente della Camera di Commercio, Girgio Sola, professore universitario e la studentessa Tiziana Tinnirello. Scajola non si è tirato indietro. L’esigenza di tornare al nucleare, alzi la mano chi sapeva che sulla bolletta dell’Enel compare una voce nucleare: «Prima serviva per costruire centrali, ora per smantellarle, grazie alla politica miope della sinistra contro il progresso». L’Enel: «Domani sera sarò a Bruxelles per dire che se questa Europa deve ancora esistere deve avere un piano energetico serio che lafaccia competere con i Paesi emergenti, altrimenti è destinata a morire. Ma questa Europa deve anche garantire regole uguali per tutti, altrimenti questa Europa non ci serve». La legge elettorale: «Io avrei cercato di fare una via di mezzo e forse ci arriveremo: una parte della lista rigida, con le persone che con le preferenze non c’entrano e che è comunque utile avere in Parlamento, e una parte con i candidati che, non essendo testa di serie, si vogliono comunque battere con la preferenza». Il caso Corriere della Sera: «Paolo Mieli ha paura, perché il cambiamento che abbiamo iniziato in questo Paese è fortissimo e tocca chi ha avuto troppo e di più e sa di poter essere colpito per questo».

Infine, il tributo a Silvio Berlusconi, che, è notizia di ieri, a Genova potrebbe arrivare non il 21 ma il 25, un sabato: «Lui è Alcide De Gasperi sono diversissimi, certo, ma hanno un grande punto in comune: il senso e il culto e il rispetto della libertà». Applausometro alle stelle.

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