Roma - Silvio Berlusconi e Claudio Scajola si ritrovano faccia a faccia a Palazzo Grazioli per la seconda volta nel giro di ventiquattro ore. Questa volta l’incontro avviene a pranzo, in una situazione, almeno nella forma, più rilassata rispetto al primo confronto di martedì. La temperatura e la tensione politica è, però, altissima. E così l’ex ministro dello Sviluppo ci tiene subito a smentire qualsiasi ipotesi di trappola da far scattare in aula. «La fiducia non è mai stata in discussione. Noi vogliamo altro: porre le condizioni politiche per una scossa prima che sia troppo tardi» ribadisce Scajola. «Per questo dopo il passaggio di venerdì qualcosa dovrà accadere altrimenti non riuscirò a controllare i parlamentari all’infinito, a quel punto nulla sarà scontato».
Il segnale di discontinuità, secondo il parlamentare ligure, dovrebbe tradursi in un Berlusconi bis con un profondo restyling della squadra di governo, magari con la sostituzione dei ministri incaricati delle questioni economiche. L’ex ministro, riferiscono diverse fonti, avrebbe insistito ancora una volta sulla necessità di aprire all’Udc. Berlusconi avrebbe ascoltato, ribadendo di aver fatto tutti i tentativi, ma di aver trovato un muro di gomma dalle parti di Via Due Macelli. La richiesta, insomma, viene derubricata come ipotesi di scuola priva di sostanza politica. Ma se il coinvolgimento di Pier Ferdinando Casini non viene considerato da Berlusconi realistico, diversa sarebbe l’ipotesi di un ingresso dell’ex ministro nel governo. Al momento, però, Scajola continua a declinare l’invito e a ribadire le sue critiche alla gestione del Pdl, chiedendo un cambio di rotta a partire dall’elezione dei capigruppo.
Il documento cui stanno lavorando gli scajoliani insieme a Beppe Pisanu non tarderà a venire alla luce. La minaccia dei gruppi autonomi, quindi, resta solo «congelata». «Tireremo la corda fino all’estremo per vedere se Berlusconi ci sente e poi se tutto rimarrà invariato prenderemo le nostre iniziative» ammette uno scajoliano in Transatlantico. «Il momento è delicato e sarebbe opportuno mettere in campo un governo dei migliori».
Scajola, per il momento, affida il suo pensiero al libro Presidente, ci consenta firmato dal cronista parlamentare del Tg1, Angelo Polimeno, in libreria dal 21 ottobre. «Il primo passo da compiere è prospettare un cambiamento vero, che incida in modo profondo nella struttura del partito, per rinnovarlo radicalmente. Tutto questo nella prospettiva di un congresso costituente, con un nuovo nome e un nuovo simbolo, aperto a tutti i moderati che si riconoscono nel Ppe». L’ex ministro aggiunge che la mano tesa del Pdl deve essere rivolta non solo a Casini, ma anche a Gianfranco Fini «che ha il merito storico di aver traghettato la destra verso la modernità».
Se i malumori scajoliani sono al centro della scena, nella galassia Pdl c’è anche l’associazione «Controcorrente» di Guido Crosetto che inizia ad alzare la voce. Ieri il sottosegretario alla Difesa ha proposto alla trentina di deputati che hanno aderito - tra cui Mara Carfagna, Isabella Bertolini, Giorgio Stracquadanio, Giuseppe Moles e Jole Santelli - di incontrarsi con cadenza settimanale e definire un documento con cinque o sei punti programmatici da inserire nel decreto sviluppo.
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